“TUTTE LE MALATTIE MI FANNO PAURA!” – COSA NASCONDE L’IPOCONDRIA

Con molta probabiltà, chiunque, almeno una volta nella vita, ha provato preoccupazione per il proprio stato di salute. Questo è del tutto normale, fisiologico e soprattutto utile. Fare attenzione al proprio benessere, rilevare se c’è qualcosa che non va nel proprio corpo, rientra nella capacità di un individuo di badare a sé stesso, reagendo prontamente ad una condizione che può rappresentare una minaccia per la salute. Di fronte a ciò, solitamente, basterebbe contattare uno specialista che dopo accertamenti adeguati, dopo una specifica diagnosi, prescriverà una cura necessaria a far rientrare i sintomi.

Quando l’apprensione per la propria salute diventa eccessiva e persistente nel tempo nonostante la valutazione medica, quando la convinzione di avere una malattia grave è legata ad un’erronea interpretazione dei sintomi somatici, quando la preoccupazione causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti del soggetto, è possibile trovarsi di fronte a ipocondria o disturbo da ansia da malattia. Per averne certezza, serve che il clinico effettui un’attenta diagnosi differenziale distinguendo la presenza di un disturbo da sintomi somatici, un disturbo d’ansia generalizzata o di panico, un disturbo ossessivo-compulsivo, o un disturbo depressivo maggiore.

L’ipocondria è un disturbo psichico, una forma clinica dei disturbi d’ansia, generalmente si presenta in età adulta e interessa una percentuale rilevante della popolazione generale, circa tra l’1.3% e il 10%, distribuita equamente tra maschi e femmine. Il soggetto ipocondriaco, manifesta un alto livello di ansia rispetto al tema della malattia, con relativo dispendio di tempo ed energie durante la sua giornata. Egli passa gran parte del suo tempo ad ascoltarsi, toccarsi, cercare di capire se il proprio corpo possa essere sano o malato, continuando a far diagnosi con esito sempre infausto. Le sue preoccupazioni vengono catastrofizzate e sono focalizzate su funzioni corporee (es. battito cardiaco), alterazioni fisiche di lieve entità (es. raffreddore o una ferita), sensazioni fisiche vaghe o ambigue (es. vene doloranti). Al contrario dei soggetti ipocondriaci che eccedono nel richiedere consulti specialistici a medici che non soddisferanno mai le loro esigenze, vi sono i soggetti ipocondriaci che mettono in atto comportamenti di evitamento verso ospedali e visite mediche, comportamenti del tutto disadattivi.

È complesso definire con certezza quali siano le cause dell’ipocondria, esse variano da persona a persona, tuttavia, generalmente sono presenti alcuni fattori che rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo del disturbo. Questi fattori sono:

  • Una storia familiare di disturbi d’ansia e un’esperienza pregressa di malattia grave vissuta personalmente, da un membro della propria famiglia o da una persona vicina.
  • Fattori psico-sociali stressanti, in particolare la morte di qualche persona vicina.
  • Preoccupazioni di lunga durata riguardanti i problemi fisici e la focalizzazione sui sintomi somatici.

Anche la pandemia da COVID-19, negli ultimi anni, ha contribuito ad un effetto negativo sulla psiche di ognuno, soprattutto nei soggetti ipocondriaci: la paura del contagio, il controllo dei sintomi e della malattia, non hanno fatto altro che incrementare le preoccupazioni e le ossessioni.

Sono gravi e invalidanti i danni che l’ipocondria può causare al benessere psicologico di un individuo. Le relazioni sociali vengono deteriorate perché il soggetto ipocondriaco è preoccupato per la propria condizione di salute che diventa argomento centrale di ogni conversazione, egli si aspetta dagli altri considerazione, diritti e trattamenti speciali. Anche la relazione medico-paziente è contaminata dalle incessanti preoccupazioni da parte del paziente poiché nessun responso medico adeguato è sufficiente a rassicurarlo. La vita all’interno della famiglia diventa disturbata poiché incentrata solo sul malessere dell’individuo. Inoltre, possono esserci effetti anche sulla vita lavorativa ma questo dipende molto dall’intensità delle preoccupazioni, spesso accade che queste ultime interferiscono con concentrazione e prestazione, causando numerose assenze dal lavoro.

Concludendo, l’ipocondria è un disturbo psicologico e come tale va curato per evitare un grave danneggiamento della salute psico-fisica della persona. È abbastanza difficile che un soggetto ipocondriaco si rivolga spontaneamente ad uno psicoterapeuta; convinto di essere ammalato nel corpo, egli è inconsapevole della possibile diagnosi psicologica. Però, ad oggi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è considerata un valido strumento risolutivo. In alcuni casi specifici, al trattamento psicoterapeutico potrebbe essere integrato il trattamento farmacologico, ammesso che il paziente accetti di assumere farmaci superando la paura che questi possano danneggiare il suo fisico. La speranza di guarire dall’ipocondria esiste, se ci si riconosce nelle caratteristiche questo disturbo, non bisogna esitare a chiedere aiuto.

BIBLIOGRAFIALeveni D., Lussetti M. Piacentini D. (2011) Ipocondria, guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo, ed. Erickson, Trento.

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