EMETOFOBIA: LA PAURA DEL VOMITO.

Cos’è l’emetofobia?

La paura del vomito chiamata anche emetofobia (dal greco émetos- vomito e phóbos- paura), è una paura marcata, persistente ed irrazionale di vomitare o fare esperienza diretta o indiretta del vomito.

L’emetofobia fa parte delle fobie specifiche e come tale viene classificata nell’ ICD-10 e nel DSM-5.

È un disturbo molto complesso ed invalidante poiché spesso è correlato da comportamenti protettivi che la persona mette in atto per evitare di trovarsi in situazioni che potrebbero aumentare il rischio di dover avere a che fare con ciò che teme. Per questo motivo, tale fobia può presentarsi insieme ad altri disturbi psicologici come ansia sociale, disturbo di panico, agorafobia e disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DAN). Tale fobia può inficiare gravemente sulla qualità della vita sociale, relazionale ed affettiva oltre che sullo stato di benessere psicologico della persona.

L’emetofobia è un disturbo ancora poco studiato in quanto, le persone che ne soffrono, generalmente non cercano aiuto diretto per tale problematica, spesso accompagnata da sentimenti di vergogna e marcato disagio, ma, essa viene identificata quando la persona cerca aiuto per altre problematiche concorrenti come disturbi d’ansia e disturbi dell’umore.

Le ricerche hanno riscontrato che la prevalenza dell’emetofobia è dello 0,1% nella popolazione generale, ma tale stima aumenta se si prendono in considerazione altri disturbi con sintomi sovrapponibili (disturbo da ansia di malattia, disturbo di panico, disturbo ossessivo-compulsivo e anoressia), stimando la diffusione dall’1,7 al 3,1% negli uomini e dal 6 al 7% per le donne.

Quali sono i sintomi di questo disturbo?

Nel DSM-5 i criteri per diagnosticare una fobia specifica sono: 

  • Paura e ansia marcate verso un oggetto o una situazione specifica;
  • Le situazioni o l’oggetto fobico vengono attivamente evitate o sopportate con paura e ansia intense;
  • La paura e l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto;
  • Paura, ansia ed evitamento sono persistenti e durano tipicamente per sei mesi o più;
  • La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

Le persone con fobia specifica non provano ansia solamente quando sono a contatto con lo stimolo fobico ma, sperimentano anche ansia anticipatoria, ovvero una previsione negativa di ciò che accadrà e una sottostima delle proprie capacità di affrontare tale situazione, per cui mettono in atto dei comportamenti protettivi o di evitamento. Tali strategie, nel breve termine, tranquillizzano la persona allontanandola dallo stimolo temuto ma, nel lungo termine, hanno come effetto predominante quello di mantenere il sintomo inalterato e sempre più strutturato nel tempo.

Tra le strategie di controllo dello stimolo temuto possiamo citare:

  • Mangiare in casa o in un posto considerato sicuro;
  • Mangiare lentamente, poco e preferibilmente cibi sani;
  • Mangiare esclusivamente cibi conosciuti ed evitare cibi nuovi;
  • Usare antiacidi e antiemetici;
  • Evitare i mezzi o i locali pubblici;
  • Evitare attività e situazioni sociali (es. feste, bambini, discoteca, ospedale);
  • Evitare di bere alcolici;
  • Ipervigilare sul proprio stato di salute per limitare infezioni o influenze.

Quali sono le cause?

L’emetofobia può presentarsi a qualsiasi età; durante l’infanzia può manifestarsi con il rifiuto di andare a scuola o l’evitamento di luoghi pubblici, esperienze sociali e selettività alimentare; durante l’adolescenza, tale fobia, potrebbe portare l’individuo a sviluppare problemi correlati ad essa che, se non trattati, possono cronicizzarsi e stabilizzarsi nella vita adulta come disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), attacchi di panico o ansia sociale.

Nella vita adulta l’emetofobia può diventare più strutturata ed invalidante a seguito della messa in atto e della cronicizzazione degli evitamenti, portando la persona a compromettere il proprio funzionamento in più aree della vita. 

L’emetofobia può avere origine:

  • Traumatica: quando la fobia si struttura in conseguenza ad un evento traumatico in cui il soggetto è stato esposto allo stimolo in modo angosciante.
  • Ambientale: quando la fobia si sviluppa senza una causa scatenante; in questi casi vi può essere familiarità per i disturbi d’ansia e lo stile genitoriale può favorire l’apprendimento di tale fobia o avere un attaccamento di tipo insicuro nei confronti delle figure genitoriali percepite come non disponibili emotivamente e fisicamente, per cui la persona trasforma queste relazioni fallimentari in qualcosa di più controllabile come la fobia, che diventa un mezzo per scaricare la tensione al fine di autoproteggersi dall’eccessiva sofferenza provata.

Trattamento

La persona che soffre di emetofobia riconosce che la propria paura è irrazionale ed eccessiva ma nella vita quotidiana tenderà a sottostimarla, nasconderla e proteggersi da essa; quando il disagio psicologico diventa troppo doloroso o quando concorrono altri disturbi, tendenzialmente la persona sarà più motivata a chiedere aiuto.

La figura professionale che può aiutare nella risoluzione dell’emetofobia è lo psicoterapeuta che partendo dalla consapevolezza che la persona possiede circa l’irrazionalità di tale paura, gli insegnerà a lavorare sulla regolazione emotiva attraverso specifiche tecniche consolidiate dall’evidenza scientifica.  

Qualora la persona sia in uno stato di forte sofferenza psicologica può essere richiesto il consulto psichiatrico per l’eventuale somministrazione di terapia farmacologica.

Tra i trattamenti psicoterapeutici più efficaci troviamo la terapia cognitivo-comportamentale che attraverso tecniche cognitive, comportamentali – come l’esposizione immaginativa, graduata e in vivo, il rilassamento e la desensibilizzazione sistematica- e di terza generazione -come la terapia ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)-, permetterà alla persona di avvicinarsi allo stimolo fobico gestendo emozioni, pensieri e comportamenti oltre che permettere di favorire l’insight sul proprio funzionamento psicologico.

Quando tale disturbo è correlato ad altri disturbi psicologici, bisognerà lavorare non solo sulla fobia in sé, ma anche sugli eventuali problemi ad essa legati come attacchi di panico, anoressia e ansia sociale.

L’emetofobia è un disturbo molto complesso ed invalidante, perciò, è auspicabile chiedere aiuto subito anche in età infantile o adolescenziale per prevenire la strutturazione di tale fobia nella vita della persona e la conseguente compromissione del funzionamento psico-sociale.

BIBLIOGRAFIA

  • “Emetofobia”. Conoscerla per sconfiggerla., M. Bassetti, progetto culturale Meander, 2023.
  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing. Edizione italiana: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina, 2014.
  • Boschen, M., Sykes, M., & Conlon, E. (2016). Comorbidity in Emetophobia (Specific Phobia of Vomiting). Clinical Psychology and Psychotherapy. 23 (4). 363–367. doi: 10.1002/cpp.196.
  • De Jongh, A. D. (2012). Treatment of a woman with emetophobia: a trauma focused approach. Mental illness, 4(1).
  • Veale, D., Murphy, P., Ellison, N., Kanakam, N., Costa, A. Autobiographical Memories of Vomiting in People with a Specific Phobia of Vomiting (Emetophobia). J. Behav. Ther. Exp. Psychiatry 2013; 44: 14-20.

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