L’attenzione e l’interesse verso i disturbi psicologici sono oggi in costante aumento, complice anche la possibilità di divulgare i temi ad essi relativi in maniera più immediata e accattivante: alla maggior parte di noi sarà infatti capitato di imbattersi in post che parlano di ansia, a storie che raccontano di depressione o a video che insegnano a riconoscere e sconfiggere il narcisista patologico in un numero di mosse che varia a seconda dei casi.
Molte delle informazioni condivise sono in effetti preziose perché consentono di conoscere, comprendere, abbattere stigmi molto radicati e diventare più sensibili al proprio e all’altrui dolore. Altre informazioni, invece, sembrano alimentare lo stigma verso alcuni tipi di malattia mentale veicolando messaggi molto pericolosi:
- che chiunque può fare una diagnosi
- che questa è una condanna, un’enorme lettera scarlatta che consente di evitare come la peste l’individuo “malato”
- che nel momento in cui si riceve questa diagnosi ci si debba ritenere dei mostri.
Uno dei disturbi più di frequente nell’occhio del ciclone è il disturbo narcisistico di personalità.
Possiamo tutti utilizzare la parola “narcisista” per riferirci a qualcuno che ammira la propria persona o che magari è molto vanitoso, ma la questione è ben diversa se utilizziamo lo stesso appellativo con la convinzione di fare una diagnosi. Per poter utilizzare tale parola in questa seconda accezione è infatti necessario possedere delle competenze e aver maturato esperienza nell’ambito dei disturbi di personalità. In secondo luogo ricevere questa diagnosi, al pari delle altre, non rende l’individuo responsabile della propria malattia e meritevole di una vera e propria persecuzione. Infine, l’idea che a questo tipo di diagnosi corrisponda un profilo così terribile e una reputazione altrettanto agghiacciante non rende semplice accettare la stessa che sarà quindi temuta, creando tutta una serie di problemi secondari.
Sicuramente questi pericolosi messaggi, veicolati giorno dopo giorno, devono buona parte del loro successo al desiderio universale di conoscere e comprendere, dove semplificare ci aiuta a percepire il mondo che ci circonda come prevedibile e quindi maggiormente rassicurante. Il punto è che però non tutto può essere semplificato perché complesso per propria natura e sicuramente i disturbi di personalità presentano diverse criticità, persino per i clinici più esperti.
Affacciarci alla complessità delle cose può avvicinarci a una loro maggiore comprensione e a sviluppare un atteggiamento diverso, non finalizzato a giustificare le condotte altrui, ma ad abbandonare l’abitudine a etichettarle superficialmente e sbrigativamente.
Proprio nel tentativo di fare un po’ di chiarezza all’interno di questo immenso universo rappresentato dal narcisismo può essere utile sapere che esistono diverse forme di narcisismo, molto distanti tra loro e che, di recente, una forma che è stata approfondita e studiata non ha niente a che vedere probabilmente con l’immagine collettiva del narcisista.
Parliamo del Malignant Self-Regard (MSR), un costrutto dimensionale descritto nel 2014 da Steven K. Huprich nel tentativo di integrare le conoscenze su narcisismo vulnerabile (o covert), personalità depressiva e masochistica. Queste ultime due categorie diagnostiche sono state infatti scartate dall’attuale nosografia, così come non vi è traccia delle peculiarità relative al narcisismo di tipo vulnerabile.
Il motivo di tali esclusioni e omissioni è da ricercare sicuramente nell’eterogeneità e nella parziale sovrapposizione di alcuni criteri diagnostici con quelli di altri disturbi che quindi rendono poco specifici e distinguibili i disturbi in oggetto e le relative diagnosi.
Pur scomparendo dalla nosografia attuale tali manifestazioni perdurano invece nella pratica clinica. Attraverso, dunque, un’approfondita revisione della letteratura esistente su questi disturbi Huprich ipotizza una dimensione di personalità trasversale, il Malignant Self-Regard (MSR), punto di contatto tra narcisismo vulnerabile, personalità depressiva e masochistica.
Il principale aspetto che accomuna questi tre quadri e che caratterizza il costrutto del MSR sarebbe una rappresentazione di sé che ha una cattiva considerazione di se stesso e che di conseguenza ha nei suoi confronti un atteggiamento malevolo e sprezzante. Altre caratteristiche che legano narcisismo vulnerabile, personalità depressiva e masochistica possono essere ricercate nei sentimenti di inadeguatezza e colpa, nell’ipersensibilità alle critiche, nella cattiva gestione della rabbia, nelle tendenze perfezionistiche in un contesto di fantasie grandiose sul sé, nel desiderio di approvazione, nella depressione, nel pessimismo, nell’autocritica e nelle azioni auto-boicottanti.
L’aspetto dell’autodistruzione è rilevabile in quell’atteggiamento spietato che attacca e mette in discussione il proprio sé in circostanze particolari in cui si preoccupa di come verrà visto dall’altro, con conseguenze disastrose tanto per le relazioni interpersonali quanto per il comportamento dell’individuo.
“L’attivazione malevola sul senso di sé è, in qualche modo, analoga a un’attivazione auto-immunitaria. Il meccanismo di difesa del Sé attacca se stesso e il risultato è un auto-boicottaggio innescato dalla vulnerabilità e sostenuto dal sistema depressivo della personalità.” (Carcione, Semerari, 2017)
Dal momento che chi riceve una diagnosi di narcisismo vulnerabile spesso arriva all’attenzione di un clinico per la presenza di sintomi di tipo depressivo e data la forte correlazione esistente tra i due costrutti del MSR e del narcisismo vulnerabile, nel 2018 Huprich e i suoi collaboratori suggeriscono come possano in effetti essere sovrapposti.
Vale la pena di approfondire alcune delle caratteristiche rilevabili nel MSR per comprendere come possano instaurarsi e mantenersi le manifestazioni psicopatologiche appena descritte:
- l’ipersensibilità alle critiche, che consiste nello sperimentare un forte senso di inadeguatezza in risposta a una valutazione neutra o lievemente critica; essendo l’autostima regolata unicamente in base alla relazione con altri individui, in base ai feedback ricevuti si deciderà quali sentimenti provare nei propri riguardi e si andrà quindi sempre alla ricerca di altri che possano fornir loro approvazione, più in contesti privati e individuali che pubblici e sociali;
- le fantasie di successo basate sul perfezionismo, che costituiscono un modo di affrontare e sfuggire i sentimenti di vergogna e senso di inadeguatezza; in particolare il perfezionismo sarebbe ricercato da questi individui proprio per scongiurare critiche e rifiuti da parte degli altri;
- l’espressione e la gestione della rabbia nel contesto relazionale, che probabilmente si origina molto precocemente per via della ridotta o assente capacità del caregiver di sintonizzarsi con le emozioni e i bisogni del bambino; accade di frequente che in queste circostanze il bambino cresca interiorizzando che i suoi sforzi, i suoi bisogni e i suoi desideri non siano riconosciuti ma, anzi, vengano scoraggiati quando manifestati. Imparano quindi a non apprezzare quella parte che cerca il riconoscimento, per cui quando emerge la rabbia diviene auto-diretta.
Da quanto detto risulta evidente come dietro una stessa diagnosi possano celarsi modi di funzionare molto diversi, a testimonianza di come le cose siano molto più complesse di come appaiono sui social ed è compito di ogni membro della comunità informarsi, conoscere e comprendere per combattere lo stigma che in alcuni casi viene alimentato, tenendo ben a mente che la psicopatologia, al pari di altre patologie mediche, è qualcosa dalla quale nessuno di noi è immune e per la quale meritiamo prima di tutto comprensione.
Bibliografia
Carcione, A. & Semerari, A. (2017). Il narcisismo e i suoi disturbi. La Terapia Metacognitiva Interpersonale. Firenze: Eclipsi Edizioni.
Huprich, S. K., (2014). Malignant self-regard: a self-structure enhancing the understanding of masochistic, depressive, and vulnerably narcissistic personalities. Rev. Psychiatry 22,295–305.
Huprich, S. K., Nelson, S., Sohnleitner, A., Lengu, K., Shankar, S. & Rexer, K. (2018). Are malignant selfregard and vulnerable narcissism different constructs? Journal of Clinical Psychology, 74:9, 1556-1569.