Non mi piace non sapere.

L’intolleranza all’incertezza nei disturbi d’ansia.

L’intolleranza all’incertezza, può essere descritta come l’incapacità di sopportare una risposta avversiva innescata dalla percepita assenza di informazioni salienti o sufficienti, di specifiche situazioni o aspetti di vita. Essa è considerata uno specifico fattore di rischio o vulnerabilità cognitiva nello sviluppo e nel mantenimento dei disturbi d’ansia. 

E’ possibile distinguerne due dimensioni:

  • L’incertezza connessa al futuro;
  • L’incertezza connessa al dubbio, specifica nel disturbo ossessivo compulsivo.

In genere, le persone che faticano a tollerare l’incertezza, sovrastimano la probabilità che si verifichi un evento negativo e hanno la tendenza ad amplificare il rischio e le possibili conseguenze negative che potrebbero manifestarsi nella situazione.

Un evento incerto, di cui non si conosce il risultato, può essere percepito come minaccioso. Tale sensazione, potrebbe generare uno stato di allarme, tale da innescare lo stato d’ansioso. L’intolleranza all’incertezza rappresenta una delle credenze centrali dell’ansia. 

In realtà, immaginare il futuro, anche attraverso azioni o scelte, aiuta l’adattamento al corso delle vita. Il futuro rappresenta qualcosa di ignoto e inconoscibile, che non sempre è facile da tollerare, soprattutto se nasce la necessità di prevedere e controllare ogni aspetto che ci circonda. E’ per tale ragione che l’intolleranza evoca la ricerca di certezze e sicurezze.  

In che modo può avvenire ciò?

Ognuno può strutturare strategie o comportamenti differenti, che hanno l’obiettivo comune di ridurre la sofferenza. 

Alcuni esempi sono:

  • l’evitamento di determinate situazioni o attività;
  • la ricerca di riassicurazione da altre persone;
  • il bisogno di organizzazione attraverso elenchi o programmi dettagliati;
  • il bisogno di essere sempre preparati;
  • la  raccolta eccessiva di  informazioni;
  • il rimuginio o la ruminazione.

Questo aumentare il livello di certezza, può essere un modo efficace per preoccuparsi di meno delle situazioni e ridurre lo stato d’ansia innescato?

Certo che NO!

Al contrario, il cercare la certezza, non fa altro che ridurre rapidamente la tolleranza dell’incertezza,  contribuendo al mantenimento dello stato d’ansia. Ogni sollievo, originato dalle modalità messe in atto,  sarà solo di breve durata.

Cosa fare?

Una volta riconosciuta la credenza base sottostante, potrebbe essere utile riformularla, partendo da un primo riconoscimento della funzione che essa assume nello stato emotivo sperimentato. Ciò può rappresentare un aiuto nella riduzione dell’ansia stessa, passando da uno stato insopportabile a stato fastidioso con il quale si può convivere.

Si tratta della modificazione cognitiva di credenze come: “ciò che è incerto è pericoloso”, sperimentando che ciò che è incerto non significa necessariamente che abbia un esito negativo.

In tal senso l’azione terapeutica sarà finalizzata ad imparare a tollerare l’incertezza stessa, ossia acquisire una posizione intermedia tra iper-coinvolgimento e disimpegno.

Tollerare può aiutare ad essere più flessibili, accettando che “non tutto può essere conosciuto o previsto”,   dando la possibilità di sperimentare un momento presente sereno, caratterizzato anche da sorprese.  

“Quanto può essere utile preoccuparsi di qualcosa che non c’è?”  

Proviamo a risponderci a questo interrogativo.

Gli elementi di utilità sottostanti sono spesso meta- credenze, derivanti da esperienze di vita o altri fattori personali e/o ambientali e possono rappresentare un punto centrale dell’intervento terapeutico, proprio perchè hanno un ruolo nel sostenere il processo. 

Riferimenti bibliografici:

The relations between different components of intolerance of uncertainty and symptoms of generalized anxiety disorder: a network analysis.  Lei RenZihan WeiYe LiLong-Biao CuiYifei WangLin WuXinyi WeiJiaxi PengKuiliang LiYinchuan JinFengzhan LiQun Yang & Xufeng Liu, 2021.  https://doi.org/10.1186/s12888-021-03455-0

Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento. S. Sassaroli , Roberto Lorenzini , G. M. Ruggiero .Cortina Raffaello, 2006

Condividi l'articolo

Condividi su facebook
Condividi su linkedin
Condividi su twitter
Condividi su whatsapp
Condividi su email

Altro da scoprire

Adulti

 Bridgerton: un fenomeno mediatico

Dal mito del gentiluomo allo stereotipo del “malessere” A livello sociale e relazionale esiste una sorta di codice implicito rispetto alle aspettative che i “generi”