I principali segnali per riconoscere l’ansia eccessiva e disfunzionale

Cos’è l’ansia e a che serve?

Tutti parlano di ansia ma non tutti sanno cos’è realmente, a cosa serve e come si manifesta a livello fisiologico sul nostro corpo.

Con il termine ansia si indica una complessa reazione costituita da un insieme di fattori fisiologici, cognitivi e comportamentali che si manifestano in situazioni percepite come pericolose o nei cui confronti non ci riteniamo capaci di reagire. 

È un’emozione che fa parte della nostra vita quotidiana e rappresenta una risposta fisiologica normale del nostro corpo. Quando essa è presente in modo adeguato risulta essere necessaria per la sopravvivenza e per il raggiungimento di buone prestazioni: consente di aumentare la vigilanza, la concentrazione, la capacità di pianificare e di prevedere le conseguenze, permettendo all’individuo di raggiungere obiettivi prefissati e tanto desiderati.

Una certa dose di ansia dunque, risulta funzionale e utile nella vita di ognuno di noi. Non è corretto pensare che essa non debba esserci o che la si debba eliminare del tutto.

Quando l’ansia diventa eccessiva? 

Quando l’ansia supera le dosi necessarie per vivere bene, diventa disfunzionale e impedisce alla persona di raggiungere esiti ideali o buone prestazioni poiché comporta confusione mentale, perdita di attenzione e un’attivazione fisiologica sproporzionata rispetto alla situazione da affrontare. 

La persona vive costantemente uno stato di allarme, tende a sottovalutare le proprie capacità, presenta nervosismo, agitazione, smette di vivere pienamente la sua vita, tende a bloccarsi e a non raggiungere gli obiettivi prefissati.

Quando questo accade in modo costante e ripetuto nel tempo, può comportare numerose conseguenze negative in diversi ambiti di vita: familiare, sociale, lavorativo e relazionale. 

Quali sono i principali segnali per riconoscere l’ansia eccessiva?

A livello fisiologico i principali sintomi dell’ansia sono: tensione muscolare, tremori, formicolio, sudorazione, palpitazione e aumento della frequenza cardiaca, vertigini, sensazione di respiro affannoso, mancanza d’aria o bisogno di sospirare, dolore al petto, sensazione di testa vuota o leggera, nausea o nodo allo stomaco, bocca secca, gonfiore alla pancia.

A livello cognitivo, la persona ha difficoltà a pensare ad altro, difficoltà di attenzione, difficoltà nella memorizzazione (si ha la testa nel pallone), sviluppa un senso crescente di pericolo e pensieri negativi.

A livello comportamentale vengono messe in atto azioni di auto-tutela, i cosiddetti comportamenti protettivi. Tra questi troviamo l’evitamento, l’attenzione selettiva e i comportamenti di prevenzione. L’evitamento viene messo in atto quando la persona si tiene lontano da tutte quelle situazioni che possono provocare lo stato ansioso poiché convinta della loro pericolosità e del loro potere attivante; l’attenzione selettiva riguarda la capacità della persona di sviluppare, riguardo le sensazioni fisiologiche temute, una speciale attenzione nei loro riguardi e una continua capacità di monitorare il proprio corpo. I comportamenti di prevenzione invece, servono per gestire allarmi in atto o per prevenire l’insorgenza dell’ansia. Essi comprendono varie azioni tipiche come assumere ansiolitici al bisogno, mangiare una caramella quando i sintomi arrivano, sedersi se si ha paura di svenire quando si sente un capogiro.

Quando la persona sperimenta la maggior parte di questi sintomi, in modo ricorrente e persistente, è consigliabile che chieda aiuto e supporto ad uno specialista in grado di intervenire tempestivamente ed efficacemente. Lo psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale risulta essere il professionista più adeguato per ripristinare il benessere della persona con disturbi d’ansia, in tutti gli ambiti della sua vita. Esso promuove nella persona consapevolezza circa le ragioni che portano ad attivare tutta l’ansia e permette, l’acquisizione di strategie cognitive-comportamentali utili a fronteggiare l’attivazione stessa.

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