Il presente articolo esplora l’importanza della valutazione neuropsicologica come fondamentale
risorsa nella pratica clinica per gettare luce sulla complessità dei processi cognitivi, migliorando
la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver.
La mente umana è un intricato labirinto di processi cognitivi, emotivi e comportamentali.
Quando tali processi subiscono alterazioni, sia per cause congenite che acquisite, la necessità di
comprendere e intervenire sui cambiamenti, diviene imperativa. In questo contesto, la
valutazione neuropsicologica rappresenta uno strumento utile per ottenere una panoramica
dettagliata del funzionamento cerebrale, permettendo di prevenire, comprendere e intervenire
in modo mirato; individuando le potenziali disfunzioni e attuando, ove necessario, una diagnosi
differenziale con altre patologie. Essa emerge come faro guida, all’interno della neuropsicologia,
ossia quell’area interdisciplinare tra psicologia e neurologia specializzata nell’individuazione,
valutazione e trattamento riabilitativo dei disturbi cognitivi e comportamentali provocati da un
danno cerebrale, a varia eziologia (vascolare, degenerativa, traumatica, infettiva, infiammatoria e
neoplastica).
Tuttavia, la valutazione neuropsicologica non si limita solo alla diagnosi di disturbi cognitivi
esistenti, ma può giocare un ruolo chiave nella prevenzione e nell’intervento precoce poichè
attraverso l’analisi di test e strumenti specifici è possibile identificare i primi segni di
deterioramento cognitivo. Ciò può essere particolarmente importante in casi di disturbi
neurodegenerativi, dove un intervento tempestivo potrebbe fare la differenza nell’arrestare o
ritardare la progressione della malattia. Ad esempio, un’accurata valutazione può essere
essenziale per diagnosticare disturbi neuropsicologici come ad esempio il morbo di Alzheimer,
la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla e molti altri. Identificare queste condizioni in modo
tempestivo permette di avviare un intervento precoce, rallentando la progressione dei sintomi e
migliorando la qualità della vita del paziente. La valutazione neuropsicologica non rappresenta
solo un punto di partenza, ma anche un mezzo utile per monitorare l’evoluzione delle capacità
cognitive nel tempo; cercando di comprendere le difficoltà che si possono manifestare nel
vivere quotidiano come ad esempio: difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, problemi
di linguaggio, difficoltà nel prendere decisioni. Ragion per cui, un regolare follow up, può
aiutare i pazienti e i loro caregiver a comprendere meglio in che modo le abilità cognitive stiano
cambiando, soprattutto laddove vi è una diagnosi di una patologia neurodegenerativa pregressa.
Inoltre è importante considerare il fatto che non esiste uno schema di valutazione
predeterminato e generico; la valutazione procederà secondo un intervento personalizzato che
seguirà le esigenze specifiche di ciascun paziente anche a seconda degli obiettivi sottostanti la
richiesta. Tale approccio su misura, massimizza le possibilità di successo nel trattamento e
nell’adattamento alle difficoltà cognitive.
Oltre alla raccolta di dati clinici e strumentali, gioca un ruolo fondamentale il colloquio
anamnestico con il paziente e con il caregiver, poichè ogni individuo possiede una storia unica e
un contesto personale che può influenzare le abilità cognitive. Comprendere il punto di vista del
paziente e di un familiare può rivelare dettagli preziosi sulla loro esperienza e contribuire a una
valutazione più accurata. Un attento ascolto include l’analisi del vissuto del paziente, la storia di
vita, la storia medica e psicologica, il grado di consapevolezza rispetto alla sintomatologia,
l’esordio dei sintomi e la diagnosi funzionale, ossia la definizione di un profilo del
funzionamento cognitivo e comportamentale dove diviene rilevante non solo accertarsi di ciò
che “non funziona”, ma anche di ciò che, invece, è conservato.
In conclusione, la valutazione neuropsicologica potrebbe essere definita come un’importante
finestra sulla complessità del cervello umano.