Il parlare in pubblico è ai primi posti nella classifica delle occasioni che incutono più paura, provoca molta ansia ed il timore di fare brutte figure. Tenere un discorso spaventa anche più di situazioni in cui è messa a rischio la propria incolumità. In questo caso è in pericolo qualcosa a cui teniamo molto: la nostra immagine, il ruolo sociale e la considerazione che abbiamo di noi stessi. Per questo quasi tutti cercano di evitare di farlo, se non hanno un’inossidabile fiducia in sé stessi e non sono addestrati a tenere discorsi. Una situazione comunicativa particolare è quella di dover tenere un discorso di fronte ad un gruppo di persone.
Le prime volte si è molto intimoriti, specialmente se il pubblico è numeroso e l’occasione è solenne; anche se la preparazione è soddisfacente le interruzioni possono essere frequenti come anche le pause, oppure al contrario si tende a parlare troppo velocemente con voce acuta per la tensione. Eppure con l’abitudine e seguendo alcuni consigli si può diventare bravi oratori e provare soddisfazione nel farlo. Apparentemente la paura di tenere discorsi davanti al pubblico nasce dal timore degli altri, dalla paura delle critiche, ma se si analizza più approfonditamente ci si accorge che in realtà quello che si teme di più è il proprio severo giudice interiore. Infatti le persone che hanno più paura di parlare in pubblico sono quelle più perfezioniste e più critiche nei propri confronti, hanno paura di mettersi in gioco perché temono di fallire. Può fare la sua comparsa a qualsiasi età in seguito ad un’esperienza traumatica: il rimprovero di un professore, la presa in giro dei compagni di classe, una critica di un collega o del datore di lavoro.
Al contrario può crescere per gradi, magari ciò che all’inizio suscitava solo una leggera tensione poco a poco è diventato un ostacolo insormontabile, oppure potrebbe darsi che il problema non sia imputabile ad alcun chiaro evento scatenante. Chi ha paura di parlare in pubblico ha convinzioni condizionali rigide e ansiogene come: “se commetto errori sono un incapace”, “se mostro incertezze non sono all’altezza”, “se mi mostro teso allora sarò giudicato un debole”, “se mi salirà l’ansia, allora non saprò controllarla”, “se dovessi fare brutta figura allora sarebbe insopportabile”. Le convinzioni condizionali favoriscono la comparsa dei “pensieri automatici negativi” che sono i pensieri catastrofi che invadono quando si è tesi e possono essere: “la mia voce tremerà finche mi bloccherò”, “comincerò a balbettare in modo irrefrenabile”, “ciò che dirò non interesserà a nessuno”, “la mia ansia sarà evidente”, “sarò così in ansia da perdere il controllo”, “mi verrà un attacco di panico davanti a tutti”, “finirò per fare la figura del fallito”. Anche soltanto l’immaginare di dover esporsi porta ad avvertire nervosismo, sudorazione eccessiva, salivazione azzerata, tremore alla gambe, stomaco contratto, battiti accelerati, respiro affannoso ecc..
La paura da public speaking ha una ricaduta sull’eccessiva ansia che tale prestazione comporta e sulla relativa difficoltà a gestire lo stress, il quale non è un fattore negativo, ci prepara all’azione, se contenuto entro una certa soglia può diventare un attivatore che ci consente di recuperare le risorse utili ad affrontare le varie situazioni che la vita ci propone.
Si può contenere lo stress da public speaking utilizzando una strategia efficace:
1) essere sicuri sui contenuti, evitando di impararli a memoria, così da poter dedicare attenzione al pubblico e agli aspetti emotivi e comportamentali della propria prestazione;
2) avere uno aspetto curato ed indossare abiti adeguati alla situazione per sentirsi a proprio agio;
3) essere supportati da tecnologia funzionante;
4) pensare al quel momento in maniera positiva, anche chiudendo gli occhi e immaginando una platea sorridente, accogliente, soddisfatta di ascoltare;
5) respirare profondamente in modo da ossigenare bene il corpo e la mente durante la performance;
6) potrebbe essere utile identificare tra il pubblico una persona amica o quanto meno accogliente e rivolgersi a lui/lei per la maggior parte del tempo o almeno fino a quando i livelli di ansia non si riducono; 7) mostrare il miglior sorriso che sia però spontaneo e sincero e ciò predispone il corpo ad una situazione rassicurante;
8) cercare di avere un tono di voce alto, con un ritmo non troppo veloce e né lento, successivamente quando ci si sente a proprio agio modulare la voce, variando anche il ritmo delle parole per stimolare più possibile l’auditorio;
9)fare domande permetterà di prendere tempo per respirare e attendendo che l’ansia scemi senza però perdere l’attenzione su ciò che l’uditorio rimanda, coinvolgendo chi ascolta e facendolo sentire parte attiva e presente, non passiva e spettatrice, smorzando la tensione;
10) restituire le emozioni, ossia se dovesse capitare di sentire la propria voce spezzarsi, tremare le mani e le gambe, bisogna esternarlo senza continuare facendo finta che non ci sia, generare empatia, a volte addirittura un applauso che rompa tensione, restituendo un’immagine di noi umana, sana e vera. Essere sempre se stessi.
BIBLIOGRAFIA:
“PNL per il public speaking”. Tad James, David Shephard. NPL ITALY.
“Come essere persuasivi e avere successo”. Dale Carnegie. Edizioni Apogeo.
“ Paura, panico, fobie. La terapia in tempi brevi.” Giorgio Nardone. Edizioni Tea.