“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali…”
“Parerga e Paralipomena”
Schopenhauer
Il disturbo borderline di personalità è un quadro pervasivo di instabilità nelle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti (American Psychiatric Association, DSM-5).
La nosografia del DSM-5 elenca alcuni criteri che vanno a descrivere tale condizione:
- Tentativi frenetici di evitare un reale o immaginario abbandono;
- Un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’ alternarsi di poli estremi tra l’idealizzazione e la svalutazione;
- Un’immagine di sé marcatamente e persistentemente instabili;
- Un comportamento impulsivo, che può arrecare danno alla persona, come spese compulsive, promiscuità sessuale, utilizzo di sostanze, abbuffate, guida spericolata;
- Instabilità affettiva, caratterizzata da una marcata reattività dell’umore, irritabilità, ansia, scoppia di rabbia intensi o incontrollabili;
- Sensazione cronica di vuoto;
La storia descritta nell’opera di Schopenhauer “Parerga e Paralipomena”, insieme ai criteri sopra descritti, aiutano a comprendere cosa prova una persona con un disturbo borderline di personalità. Un’intensa angoscia legata alla paura che l’altro si avvicini troppo, contrapposta all’intensa angoscia che l’altro ci possa abbandonare, lasciando un senso di vuoto incolmabile. Amore e dolore si fondono insieme.
Il disturbo borderline di personalità è innanzitutto un disturbo delle relazioni. La persona fa fatica a mantenere relazioni sentimentali e amicali stabili. Le relazioni interpersonali diventano un’altalena di emotività che oscilla tra il bianco e il nero, tra tutto e niente, tra buono e cattivo, tra amore e odio.
La contrapposizione tra polarità opposte genera nella persona vissuti di caos e disorganizzazione emotiva che la porta a sentirsi sprofondare, annegare in un oceano di pensieri, emozioni e comportamenti, con il rischio di trascinare le persone amate in questo abisso.
Il senso di identità appare fragile ed evanescente, fino quasi a creare una scissione. La persona vive la separazione in maniera drammatica e reagisce, al reale o immaginario abbandono, con rabbia e violenza. “mi ama o non mi ama?”, “mi posso fidare o no?”, “se lo lascio avvicinare invade il mio spazio, ma non voglio che vada via”. Le emozioni sono vissute tutte con la stessa intensità.
In questa giostra sono presenti vissuti di controllo, biasimo, amore, perdita del controllo, paura dell’abbandono, attacco a sé, fiducia, attacco all’altro, senso di vuoto da colmare, autosabotaggio, protezione di sé, perdita di fiducia, trascuratezza di sé. La presenza altalenante di questi stati d’animo non può che generare paura e rabbia nella persona.
Conoscere e comprendere la storia della persona, a partire dall’infanzia, permette di capire come mai, per difendersi, abbia sviluppato determinati tratti di personalità borderline.
Cancrini (2012) afferma che “l’adulto di oggi che chiede aiuto in terapia, è il bambino ferito che piange ancora dentro di sé”.
Lorna Smith Benjamin (2018), propone un modello teorico che ricerca l’eziologia del funzionamento borderline nel binomio tra temperamento genetico e apprendimento sociale. La struttura e il comportamento sono strettamente connesse con la genetica e le esperienze infantili.
Secondo Benjamin, la persona che presenta tratti di personalità borderline ha sperimentato, nell’infanzia e nell’adolescenza, un nucleo familiare caotico contraddistinto da condizioni instabili, figure di riferimento poco affidabili, situazioni di violenza, contesti di dipendenza, conflittualità tradimenti. Il contesto familiare in cui è cresciuto ha portato la persona a prediligere comportamenti impulsivi per rispondere a reali o possibili minacce.
La storia evolutiva della persona è stata caratterizzata da esperienze di abbandono traumatiche. Da piccolo ha sperimentato l’instabilità delle figure di attaccamento che hanno alternato a fasi di amore e cura, momenti di abbandono o solitudine, senza che il bambino potesse comprenderne la motivazione.
Nell’infanzia e nell’adolescenza la persona ha vissuto con ambivalenza il processo di differenziazione e svincolo dalla famiglia d’origine, punto di partenza per avviare un sano processo di costruzione identitaria.
Se partiamo dal presupposto che il disturbo di personalità borderline è innanzitutto un disturbo della relazione, il percorso terapeutico deve avere la relazione come punto centrale su cui lavorare per curare le ferite di quel bambino che piange dentro di sé.
BIOGRAFIA
American Psychiatric Association- “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione”. Cortina Raffaello editore, 2014
Benjamin Lorna Smith – “Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità”. Las-Roma, 2018.
Cancrini L.- “La cura delle infanzie infelici. Viaggio nell’origine dell’oceano borderline”. Cortina Raffaello editore, 2013.
Cancrini L. – “L’oceano Borderline. Racconti di viaggio”. Cortina Raffaello editore, 2006.