“Il corpo non crea alcun problema, è la mente a farlo.”
Questa citazione spiega appieno il peso dei nostri pensieri.
Il modo in cui siamo e ci percepiamo è infatti influenzato dall’idea, più o meno positiva, che abbiamo di noi. La visione di noi, degli altri e del mondo varia, a seconda di ogni individuo, in base agli schemi mentali appresi nel tempo. Questo è quello che succede anche rispetto alla nostra immagine corporea. Quante volte ci è capitato di valutarci in maniera negativa ed essere tuttavia descritti in modo decisamente opposto dagli altri?
Quante volte è capitato di non sentirci perfettamente a nostro agio con il nostro corpo? Di sentirci, brutti, “fuori forma” in giornate “NO”?
Ecco, questa è verosimilmente la sensazione, la percezione che rappresenta, nel disturbo da dismorfismo corporeo una costante: la persona si sente imprigionata in un corpo, in un aspetto che non è il suo, pertanto tende ad andare alla ricerca di soluzioni (fisiche e mentali) quasi sempre disfunzionali.
Ma andiamo più nel dettaglio … Cos’è il disturbo da dismorfismo corporeo e come riconoscerlo?
Il disturbo da dismorfismo corporeo, meglio conosciuto con il nome di dismorfofobia, è stato inserito dal DSM-5 (Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali) tra i disturbi ossessivo- compulsivi e classificato secondo i diversi criteri:
-preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nell’aspetto fisico che non sono osservabili o appaiono lievi ad altri;
-durante il decorso della malattia, l’individuo ha esibito comportamenti ripetitivi (controllo allo specchio, eccessiva toilette, pizzicarsi la pelle, ricerca di rassicurazioni) o azioni mentali (confronto del suo aspetto con quello degli altri) in risposta alle preoccupazioni per l’aspetto;
– la preoccupazione causa disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento;
-la preoccupazione per l’aspetto non è meglio spiegata da preoccupazioni per il grasso corporeo o per il peso in un individuo in cui i sintomi soddisfano i criteri diagnostici per un disturbo alimentare;
Il disturbo da dismorfismo corporeo si presenta con una prevalenza leggermente maggiore nel sesso femminile. Tuttavia si tratta di un disturbo sottostimato poiché chi ne soffre si vergogna del suo aspetto e tende a non segnalare i sintomi. I sintomi del disturbo da dismorfismo possono svilupparsi gradualmente o improvvisamente, hanno intensità variabile e in assenza di un trattamento specifico tendono a persistere.
Le preoccupazioni interessano solitamente il volto e il capo, ma possono coinvolgere anche più parti del corpo.
La persona dismorfofobica tende a percepire e descrivere le zone del corpo che non accetta come brutte, deformate, ripugnanti e per questo effettua una eccessiva e compulsiva toelettatura; tende ad escoriarsi (per rimediare ai presunti difetti cutanei) ed ha bisogno di continue rassicurazioni sui difetti percepiti, può cambiare spesso indumenti per cercare di nascondere il difetto inesistente (o presente in forma lieve) o cercare di migliorare l’aspetto in altri modi (ad esempio può farsi crescere la barba per nascondere presunte cicatrici, usare indumenti larghi per nascondere un addome percepito come eccessivamente sporgente, ecc).
Nei casi più estremi, per correggere il presunto difetto, le persone con dismorfofobia si sottopongono a trattamenti estetici, dermatologici o addirittura ad interventi di chirurgia plastica, trattamenti che tuttavia non sortiscono alcun effetto ma, al contrario, tendono ad intensificare la preoccupazione. La maggior parte di queste persone non è consapevole dunque di avere un aspetto effettivamente normale ed ha difficoltà a tenere a bada le proprie preoccupazioni: passano molto tempo davanti allo specchio o al contrario lo evitano completamente, temono di essere osservati e giudicati fisicamente dagli altri. Inoltre, poiché la persona dismorfofobica è convinta di avere un problema estetico, evita spesso di mostrarsi in pubblico, di recarsi a lavoro, a scuola e di partecipare alle attività sociali addirittura uscendo soltanto di notte o non uscendo affatto andando così incontro ad un vero e proprio isolamento.
QUALE TRATTAMENTO PER IL DISTURBO DA DISMORFISMO CORPOREO?
Oltre al trattamento farmacologico, risulta di estrema efficacia il trattamento psicoterapico.
Nello specifico, la terapia cognitivo- comportamentale è finalizzata (attraverso una serie di tecniche cognitive e comportamentali) ad aiutare la persona a sviluppare una visione di sé più accurata e funzionale, oltre che ad impedire di mettere in atto i comportamenti ripetitivi e disfunzionali attivi fino a quel momento (es: specchiarsi, escoriarsi …). Ulteriore obiettivo di questa terapia è quello di aiutare la persona a partecipare più attivamente alle situazioni sociali per imparare a sentirsi meno a disagio e più sicuro di sé.
La terapia cognitivo-comportamentale risulta pertanto, ad oggi, una delle più efficaci.
BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta Edizione . DSM-5. Milano. Raffaello Cortina .