FOMO: “FEAR OF MISSING OUT”

Fomo

ADOLESCENTI: “ANSIA DI RIMANERE FUORI”

Attualmente  si sta assistendo ad un nuovo fenomeno sociale e psicologico, molto diffuso tra i teenagers. Possono andare a letto o alzarsi ad un orario appropriato, ma un numero crescente di ragazzi si alza nel cuore delle notte, non per andare in bagno, ma per FOMO – fear of missing out!

I ragazzi stanno soffrendo dell’ansia di perdere un commento sui social o l’opportunità di partecipare ad una chat, trascorrendo molte ore collegati tramite smartphone ed escludendo qualsiasi attività sociale reale. Una buona percentuale di ragazzi tra i 12 e i 15 anni si svegliano quasi ogni notte e usano i social, altri una volta a settimana per lo stesso motivo, uno studente su tre è costantemente stanco e non in grado di funzionare a pieno nelle attività quotidiane. Diversi studi hanno dimostrato che gli studenti che usano i social durante la notte sono maggiormente propensi a soffrire di ansia e depressione. 

L”ansia di rimanere fuori” può essere definita una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze, o contesti sociali gratificanti.

L’adolescenza è un periodo di sviluppo di transizione, in cui viene data particolare importanza al gruppo dei pari. Durante questa fase di vita, gli adolescenti fanno molto più riferimento ai propri compagni rispetto al proprio nucleo familiare (sebbene ne hanno ancora bisogno). Il gruppo dei pari età diventa, così, fonte primaria di sostegno sociale. In particolare gli adolescenti sentono un forte bisogno di affiliazione ed appartenenza con i propri coetanei, sentirsi “popolari” e al passo con gli influencer. In generale si cerca di gratificare il proprio bisogno di essere continuamente connessi alla rete sociale, ed in questo senso i social rappresentano uno strumento eccellente per raggiungere tale scopo, amplificando anche il proprio senso di appartenenza. 

Le nuove tecnologie sono di supporto all’aggregazione alla rete sociale, diventano una possibilità di espressione della propria identità sociale e sono considerati, soprattutto dagli adolescenti, come canali preferenziali con cui comunicare, intraprendere e mantenere relazioni. Purtroppo la sindrome di FOMO si manifesta quando il bisogno di appartenere alla nostra rete sociale virtuale, ci costringe a controllare ossessivamente e ad essere costantemente informati sulle attività delle nostre connessioni, obbligandoci a stare connessi 24 ore su 24; ciò permette di alleviare lo stato di ansia sociale causato dall’eccessiva preoccupazione di non essere presenti nelle esperienze gratificanti degli altri. Nel 2024, lo psicologo Jonathan Haidt ha pubblicato il libro La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli.  Haidt, pur non negando le opportunità positive, ha teorizzato come il problema di questi dispositivi è derivato dal causare un passaggio pedagogico da un’ infanzia fondata sul gioco in un mondo reale, ad una fondata sul telefono in un mondo con modalità virtuali, che ha portato le generazioni nate dopo il 2010 con il diffondersi degli smartphone, a essere carenti delle esperienze formative dirette nell’ambiente fisico reale, sostituite da surrogati estranei ai modelli di apprendimento naturali. Ciò ha portato a una sorta di epidemia ansiogena di disadattamento in una fase basilare della crescita delle persone.

I soggetti che presentano alti livelli di FOMO riportano: 

  • carenza di relazioni sociali;
  • abbassamento dell’umore e maggiore impegno sociale nei media;
  • può innescare una lieve depressione o disforia;
  • sensazione di stress o agitazione quando non si partecipa a un evento o a un’attività;
  • comparazione costante della propria vita con quella degli altri, alimentando sentimenti di inadeguatezza o insoddisfazione;
  • difficoltà a concentrarsi sul momento presente a causa del desiderio di essere altrove o fare qualcos’altro.

Fattori di rischio che possono far sviluppare “ansia di rimanere fuori” sono:

  • bassa autostima;
  • bassa percezione di autoefficacia personale
  • paura del giudizio degli altri;
  • ambiente familiare e sociale poco supportivo rispetto alle diverse fasi del ciclo di vita;
  • mancanza di interessi, hobby o sport nella vita reale;
  • mancanza di opportunità offerte dai vari contesti di vita (famiglia, scuola, gruppo dei pari, tempo libero).

Sebbene FOMO coinvolge anche gli adulti, quest’ultimi sono diversi dagli adolescenti, perché diverso è il loro cervello. Gli effetti su di esso della continua connessione online potrebbero essere deleteri, poiché scarse le esperienze reali che favoriscono uno sviluppo sano e funzionale.

È difficile stare accanto agli adolescenti e bisogna trovare un equilibrio tra il rispetto della loro esigenza di allontanarsi dagli adulti, per appartenere al mondo dei pari, e una presenza costante e discreta. 

La psicoterapia potrebbe essere utile nel miglioramento del benessere di vita globale attraverso un’esplorazione dei fattori che inducono all’ansia, andando a scoprire le modalità per gestire il carico emotivo legato ad esperienze negative, le aspettative percepite dagli altri e legate all’essere in relazione, aumentando la possibilità di svincolarsi dall’uso del cellulare e dal meccanismo di controllo continuo dell’altro. Un lavoro mirato di crescita personale e sul senso di autoefficacia degli adolescenti potrebbe affiancare il loro bisogno di rimanere connessi con gli altri, ma nella realtà. 

Accademia pedagogia viva

https://www.psiconet.it/ansia-sociale/

https://it.wikipedia.org/wiki/

Haidt Jonathan (2024). La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli. Rizzoli

Silvia Bonino e Elena Cattelino (a cura di) (2008). La prevenzione in adolescenza. Percorsi psicoeducativi di intervento sul rischio e la salute. Erickson

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