Eiaculazione Precoce

L’Eiaculazione Precoce è la disfunzione sessuale più comune tra gli uomini e viene definita come: “Una modalità persistente o ricorrente di eiaculazione che si verifica durante i rapporti sessuali, circa un minuto dopo la penetrazione vaginale e prima che l’individuo lo desideri” (DSM-5, 2014). Questa disfunzione colpisce il 20-30% degli uomini ed è caratterizzata dalla perdita o dall’assenza di controllo eiaculatorio per cui l’eiaculazione si presenta come improvvisa ed automatica. Inoltre essa deve causare disagio o difficoltà interpersonali e non deve essere dovuta agli effetti diretti di una sostanza/farmaco o di una condizione medica.

Esistono vari tipi di eiaculazione precoce: L’ eiaculazione precoce primaria è una sindrome caratterizzata da un insieme di sintomi caratteristici, che includono un’eiaculazione rapida durante quasi ogni rapporto sessuale, in un tempo compreso tra 30 e 60 secondi nella maggior parte dei casi (80%) o tra 1 e 2 minuti (20%), con ogni o quasi ogni partner sessuale, e a partire dai primi rapporti sessuali. L’eiaculazione precoce acquisita consiste in un’eiaculazione rapida che insorge durante il percorso di vita, spesso a carattere situazionale, a fronte di precedenti esperienze eiaculatorie normali.

Storicamente ci sono stati diversi tentativi di spiegare le cause dell’eiaculazione precoce, attraverso teorie sia biologiche che psicologiche. Nel 1970 William Masters e Virginia Johnson, due sessuologi americani, hanno postulato che l’eiaculazione precoce sia il risultato di un comportamento appreso. Essi sostenevano che l’eiaculazione rapida fosse collegata ai primi rapporti sessuali, i quali, in quanto esperienze iniziali connotate da rapidità ed ansia, potevano condizionare gli uomini a eiaculare velocemente. Non sono stati tuttavia effettuati studi che abbiano messo a confronto le prime esperienze di condizionamento fra uomini con eiaculazione precoce e uomini senza il disturbo, per cui non si può sapere se le esperienze di condizionamento sono specifiche per gli uomini con eiaculazione precoce. Nel 1998, Waldinger et al. hanno postulato che l’eiaculazione precoce primaria sia una disfunzione determinata neurobiologicamente e geneticamente, correlata a una ridotta neurotrasmissione serotoninergica e all’ipersensibilità e iposensibilità di specifici recettori 5-HT. Infine, studi recenti suggeriscono che in alcuni uomini variazioni neurobiologiche e genetiche potrebbero contribuire all’eziopatologia dell’eiaculazione precoce primaria, e che tale condizione potrebbe essere mantenuta e aggravata da fattori psicologici e ambientali.

L’eiaculazione precoce acquisita è dovuta generalmente ad ansia da prestazione sessuale, problemi psicologici o relazionali. L’ansia è stata indicata, da diversi autori, come una delle cause più probabili a sostegno dell’eiaculazione precoce. Viene ipotizzato che questa attivi il sistema nervoso simpatico e riduca la soglia di eiaculazione.

Del 20-30% di uomini affetti da eiaculazione precoce, solo l’1-2% ha riferito di aver ricevuto un trattamento a riguardo. Cercare un trattamento può rappresentare fonte di imbarazzo e le opzioni di trattamento potrebbero non essere chiare. La migliore soluzione a riguardo prevede la combinazione tra la terapia farmacologica (qualora sia necessaria) e la psicoterapia. A tal proposito, la psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta uno degli approcci più utilizzati per il trattamento dei disturbi sessuali, e tra questi anche per leiaculazione precoce. Il trattamento di questo disturbo comprende tre componenti generali: (1) la componente educazionale, nella quale si affrontano argomenti come anatomia e fisiologia sessuale, orgasmo ed eiaculazione, il ruolo dell’ansia, i meccanismi di condizionamento e il meccanismo di funzionamento dell’eiaculazione precoce; (2) la componente comportamentale, che comprende l’apprendimento e l’applicazione di tecniche come lo squeeze, lo start-stop e il rilassamento; (3) la componente cognitiva, che riguarda l’esplorazione e la modifica delle cognizioni che possono predisporre al disturbo, oltre che costituire fattori precipitanti e di mantenimento, come le credenze che generano ansia.

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