Diamo un paracadute a Icaro! I comportamenti a rischio in adolescenza

“Le raccomandazioni di Dedalo al figlio furono chiare: non doveva volare né troppo in alto né troppo in basso, ma limitarsi a seguirlo nella giusta via di mezzo. Ma Icaro, stordito dall’ebbrezza del volo, si dimenticò degli avvisi e si allontanò a poco a poco dalla scia paterna. Si ritrovò così troppo in alto, vicino al sole: la cera si ammorbidì e sciolse le ali.”

Credo che il mito di Icaro sia una metafora perfetta per rappresentare gli adolescenti, folli e disobbedienti come Icaro, nella loro frenetica brama di esplorazione, e i loro genitori immersi nell’arduo compito di fornire le giuste spiegazioni, i giusti spazi e i giusti limiti. Credo, al contempo, che l’epilogo non sia l’unico possibile -a ben vedere- e che fornisca una visione alternativa dell’educazione, della prevenzione e del rischio in adolescenza.

L’adolescenza è una fase critica?

L’adolescenza è un momento di profonde trasformazioni, durante il quale i giovani possono trovarsi a sperimentare acuti momenti di inadeguatezza, di scarsa fiducia in sé e di incertezza. Si va tuttavia condividendo negli ultimi anni l’idea che non esista una concezione univoca di adolescenza quale condizione di disagio e sofferenza “fisiologica” con crisi di valori e significati, quanto di una fase autonoma di crescita personale in cui il soggetto affronta una serie di sfide volte alla costruzione dell’identità, in cui mette in discussione le modalità di interazione con il proprio mondo sociale e relazionale fino a quel momento operanti.

In un contesto sociale in rapido mutamento, quale quello in cui viviamo, considerabile come una società del rischio, le sfide che i giovani si trovano ad affrontare sono molto diverse tra loro, in base al rapporto tra individuo e ambiente sociale in cui è inserito. Tuttavia, si possono tracciare delle sfide comuni quali l’esperienza della pubertà, la costruzione dell’identità individuale, lo sviluppo di relazioni interpersonali, lo svincolo dalla famiglia, il raggiungimento dell’autonomia, l’accettazione di sé, lo sviluppo di valori personali, la definizione di nuovi ruoli sociali.

Tutti i modelli che teorizzano l’adolescenza riconoscono in essa una fase delicata e di profonde trasformazioni, la quale porta con sé una certa quota di rischio. È in questa fase di disancoramento dagli schemi infantili precedenti – esplicitata dalle aspettative sociali, dalle modificazioni corporee, dal bisogno di individuazione, dalle relazioni tra coetanei e con l’altro sesso – che una nuova strutturazione dell’identità s’impone con urgenza, attivando un diffuso atteggiamento volto all’esplorazione, alla sperimentazione della propria adeguatezza personale e del proprio ruolo sociale, all’acquisizione di nuovi modelli, o all’identificazione sia con coetanei che con adulti significativi che forniscano una guida nella transizione e nella crisi. Ciò che si attiva è -per citare Arcuri- “un’ansiosa sperimentazione di possibili ruoli da incarnare, di condotte strane, qualche volta al limite del pericolo, allo scopo di cercare un sé in cui realizzare la propria definizione”.

L’adolescenza è, dunque notoriamente, fase di esplorazione, di sperimentazione, di curiosità; è il tentativo di comprensione del mondo e di sé stessi, di passi a volte avventati, a volte troppo prudenti, di salti, di ridefinizione di sé, di formazione di parametri di riferimento personali, di ricerca di una propria specificità che si staglia in figura da uno sfondo ancora non ben compreso e conosciuto.

Ma che significa esplorare e quali sono le forme di questa esplorazione?

Il giovane esplora immergendosi nel mondo del possibile, rivalutando il mondo conosciuto e cercando di scorgere, in questo, nuovi territori e forme che si confanno alla strutturazione della propria identità. In adolescenza, in particolare, quando tutti i riferimenti vengono messi in discussione dalla maturazione psicofisiologica, vi è come un ribollire delle istanze interiori che premono per trovare nuovi posti e nuovi assetti.

Una caratteristica del processo di esplorazione dell’identità in generale e dell’adolescenza in particolare risiede nella disponibilità pressoché illimitata all’apertura. Nell’“aperto”, come sottolineava Heidegger, si configurano, al contempo, il massimo della manifestazione e il massimo del rischio. L’indefinito e il possibile divengono allora i territori in cui si possono incontrare ricchezze ma anche trappole e pericoli. Questo incedere attraverso il rischio e l’energia corrisponde al percorso di evoluzione umana, nei termini in cui essa si serve non soltanto di risorse per procedere nella sua progressiva complessificazione, ma anche delle capacità personali e delle motivazioni che si attivano persino in frangenti rischiosi o di crisi.

Ruolo preventivo dei genitori

È in questo contesto che fondamentale diventa il ruolo della famiglia nel prevenire la deriva deviante di tale atteggiamento esplorativo. Se infatti da un lato gli adolescenti hanno bisogno di avere abbastanza spazio e opportunità per esplorare e “rischiare”, dall’altra -in maniera equivalente- hanno bisogno di farlo in luogo protetto.

Un atteggiamento normalizzante, che porta i genitori a fumare insieme ai figli o a bere in loro compagnia, nell’illusione di averne il controllo, porta con sé il rischio di “alzare il tiro”, e scegliere comportamenti di volta in volta più pericolosi e devianti; di contro un atteggiamento intransigente e/o bacchettone, fatto di morali e raccomandazioni, non permette il giusto livello di esplorazione e di conoscenza, portando con sé il rischio di rendere i ragazzi impauriti e insicuri o all’estremo opposto imprudenti.
Per tornare al nostro Icaro, non si può pensare di dare delle ali a un adolescente e sperare che segua i consigli di un padre premuroso/ansioso/saggio, senza che abbia mai veramente sperimentato il pericolo dell’altezza o le ferite di una piccola caduta.

In conclusione, si può affermare che il ruolo dei genitori -e degli educatori in generale- è quello di permettere ai ragazzi di avvicinarsi al fuoco per osservarlo, conoscerlo, a una giusta distanza che permetta di sentirne il calore (e il pericolo) ma senza bruciarsi.

Bibliografia
Arcuri, L. (Ed.). (1995). Manuale di psicologia sociale. Bologna, Il mulino.
Beck, U. (2000). La società del rischio, Carocci, Roma. 
https://www.liberopensiero.eu/10/03/2020/rubriche/lettere-in-soffitta/dedalo-e-icaro-storia-di-un-padre-e-di-un-volo-impossibile/#:~:text=Le%20raccomandazioni%20di%20Dedalo%20al,a%20poco%20dalla%20scia%20paterna.

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