Come uscire dalle sabbie mobili della sofferenza psicologica: la rivoluzionaria prospettiva dell’ACT

sofferenza psicologica

L’Acceptance and Commitment Therapy o Act è una forma di psicoterapia con solide basi scientifiche che appartiene alle recenti terapie di “terza generazione” della terapia cognitivo comportamentale. Le ricerche suggeriscono che l’ACT aiuta a superare molte difficoltà psicologiche come depressione, ansia, abuso di sostanze, traumi, stress, burnout, dolore cronico, tabagismo e il modello scientifico su cui si basa trova molti riscontri in ambito di ricerca, andando a sfidare talvolta alcune delle forme culturali più radicate del modo di vedere i problemi umani. Questo perché l’ACT presuppone un cambiamento di prospettiva nel modo in cui ci interfacciamo con le nostre esperienze personali. Per comprendere meglio come si approccia questo modello teorico alla sofferenza psicologica può essere di aiuto l’esempio delle sabbie mobili. Se ci dovessimo trovare intrappolati nelle sabbie mobili la prima cosa che faremmo tutti istintivamente è quella di lottare con tutte le nostre forze per uscirne e fuggire via, tuttavia quello che funziona per la maggior parte delle situazioni in cui siamo in pericolo, ovvero camminare, saltare, scappare, allontanarsi, in questo caso risulterebbe inefficace. Invece per una persona che sta lottando per liberarsi dalle sabbie mobile è assolutamente controintuitivo aumentare il contatto con la superficie del pantano e non rendersi conto che la cosa più saggia da fare è proprio stare con il fango. La vita di ciascuno di noi e il nostro approccio alla sofferenza somiglia alla situazione appena descritta. Dunque il forte impatto che i disagi psicologici hanno a livello di durata nel tempo nelle nostre vite, secondo l’ACT, deriverebbe dal fatto che i metodi per risolvere i problemi possono essere in alcuni casi essi stessi parte del problema, proprio come il dimenarsi per uscire dalle sabbie mobili contribuisce al problema di non riuscire ad uscirne. Lo scopo dell’ACT è quello di aiutare le persone a liberarsi dalle sabbia mobili stando con esse, questo significa che i problemi psicologici contro cui lottiamo possono anche rimanere se però si lavora per non permettere più che interferiscano con il condurre una vita significativa, degna e all’insegna dei nostri valori.

L’ACT mette l’accento su una verità che non è per niente scontato ricordare, ovvero che la sofferenza è qualcosa di normale, mentre spesso si tende erroneamente a pensare che gli esseri umani naturalmente sono felici e che qualche disfunzione biologica o storia personale problematica li devino dalla pace mentale. Gli esseri umani, al contrario di ogni altra specie vivente sono sempre in lotta, perfino coloro che le cui vite appaiono soddisfacenti e questo è confermato anche dai dati scientifici: circa il 30% degli adulti hanno un disturbo psichiatrico maggiore, circa il 50% avrà tale disturbo in un certo momento della propria vita e quasi l’80% di questi avrà più di un serio problema psicologico (Kessler et al., 1994). Inoltre al contrario di come si potrebbe pensare, le persone intelligenti e di successo non sono necessariamente più felici dei meno fortunati e i Paesi con un’economia fiorente non hanno meno problemi interpersonali e sociali di chi si trova in situazioni economiche più svantaggiose. Difronte a questo scenario l’ACT propone un modello della cognizione umana da cui derivano specifiche tecniche per aiutare le persone a cambiare l’approccio ai loro problemi e la direzione della propria vita. Queste tecniche possono essere racchiuse in tre categorie: mindfulness, accettazione e vita basata sui propri valori.

La mindfulness. Da sempre appartenuta alla tradizione orientale, la mindfulness, oggi ha mostrato importanti benefici psicologici, come sostengono diverse ricerche nell’ambito della psicologia occidentale (Hayes, Follette e Linehan, 2004). La pratica della mindfulness consiste nel divenire consapevoli della propria esperienza proprio in questo momento e in questo luogo, consapevoli dei propri pensieri, sentimenti, sensazioni che accadono. Il fine ultimo è quello di imparare a guardare con maggiore distacco (defusione) i giudizi, le valutazioni che la mente partorisce. I pensieri umani sono come degli occhiali attraverso cui guardiamo e interpretiamo la realtà, ai quali spesso ci aggrappiamo a tal punto che finiscono di determinare chi pensiamo di essere. Osservare dall’esterno i numerosi occhiali che possediamo permette di indebolire l’attaccamento nei loro confronti e di non essere limitati da essi.

L’accettazione. Come accennato sopra quando incontriamo un problema la naturale tendenza è quella di cercare di risolverlo, volendo liberarcene, e questo funziona per la maggior parte dei problemi del mondo esterno, tuttavia quando proviamo ad applicare le stesse strategie per le nostre esperienze interiori non abbiamo lo stesso successo. L’accettazione nell’ACT ci dimostra che di solito il tentativo di liberarci del proprio dolore non fa altro che amplificarlo, intrappolandoci ancora di più al suo interno, e nel frattempo che siamo impegnati nella lotta ci dimentichiamo di vivere la vita. Per accettazione non si intende sopportare il dolore, bensì essere disponibile a ricevere in questo momento: rispondere attivamente ai sentimenti e alle sensazioni fisiche sentendoli, rispondere ai ricordi ricordandoli, nel modo in cui mostriamo un film che conosciamo a un amico; rispondere a un pensiero pensandolo, osservando l’insieme delle parole che scorrono. L’obiettivo dell’accettazione è dunque sentire tutte le sensazioni anche quelle più brutte che emergono in modo più completo per vivere una vita piena.

I valori. Spesso quando siamo impegnati nella lotta contro i problemi psicologici dimentichiamo di vivere secondo i nostri valori, pensando di dover prima risolvere il proprio dolore emotivo. I valori sono la bussola che ci guida verso ciò in cui vogliamo impegnarci nella nostra vita, verso come vogliamo comportarci, verso le persone che vogliamo essere, verso i punti di forza e qualità che vogliamo avere. I valori si differenziano dagli obiettivi poiché non sono delle mete che si raggiungono e si completano, bensì sono delle direzioni lungo le quali condurre la propria vita, sempre percorribili in ogni momento e in ogni situazione in cui ci troviamo. L’ACT si impegna a supportare la persona nella comprensione dei propri valori, successivamente nel porsi obiettivi e agire in conformità a quei valori per una vita piena e significativa.

BIBLIOGRAFIA

Hayes S.C., Follette V.M., Linehan M. (Eds.) (2004), Mindfulness and Acceptance: Expanding the Cognitive Behavioral Tradition, New York, Guilford Press.

Hayes S.C., Smith S. (2010), Smetti di soffrire, inizia a vivere, Milano, Franco Angeli.

Russ H., (2011) Fare ACT: Una guida pratica per professionisti all’Acceptance and Commitment Therapy, Milano, Franco Angeli.

Kessler R.C., MeGonagle K.A., Zhao S., Nelson C.B. et al. (1994), “Lifetime and 12-month Prevalence of DSM-III-R Psychiatric Disorders in the United States: Results from the National Comorbidity Study”, Archives of General Psychiatry, 51, pp 8-19.

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