L’ansia da prestazione si manifesta come la paura di non riuscire a ottenere il successo o a raggiungere un obiettivo in diverse situazioni. Questo fenomeno assume una notevole importanza poiché può causare uno stress significativo quando le proprie aspettative rispetto ai risultati desiderati diventano fonte di pressione.

Questo tipo di ansia può influenzare vari ambiti della vita, anche a partire dalla giovane età, come ad esempio durante il periodo scolastico. In tali contesti, gli studenti possono avvertire sintomi specifici di ansia in previsione di esami o interrogazioni, e questa condizione può portare a difficoltà sia psicologiche che fisiche.

È quindi cruciale imparare a gestire le proprie emozioni, partendo dal presupposto che “non sono le emozioni negative a rappresentare il problema, bensì la loro intensità, e queste esagerazioni sono provocate da pensieri disfunzionali” (Di Pietro, Dacomo, 2007).

1. L’ansia

L’American Psychiatric Association (1994) definisce l’ansia come l’anticipazione preoccupante di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disagio o da sintomi fisici di tensione. Le fonti di rischio possono essere sia interne che esterne (APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2004, p. 213).

Questa descrizione sottolinea che l’ansia riguarda spesso la paura di eventi futuri, derivante da una valutazione del rischio percepito. Una volta attivato questo processo di valutazione, si instaura un circolo vizioso che tende a rafforzare gli episodi di ansia. I sintomi dell’ansia possono essere interpretati come segni della presenza effettiva di un pericolo, influenzando il comportamento e aumentando la sensazione di vulnerabilità, rafforzando così la reazione ansiosa iniziale (Wells, 1999).

È importante notare che provare ansia è una reazione naturale, poiché serve a prepararsi per affrontare situazioni percepite come minacciose. Tuttavia, l’ansia diventa problematica quando supera certi limiti in termini di intensità e durata, diventando patologica.

1.1 Ansia funzionale e disfunzionale

Quando l’ansia rimane entro un livello accettabile, aiuta a mobilitare risorse per proteggersi e cercare soluzioni. Al contrario, può trasformarsi in un ostacolo.

Ritornando all’ansia da prestazione e all’esempio degli studenti, una dose moderata di ansia può essere utile per motivare lo studio e prepararsi adeguatamente per un esame. In questi casi, l’ansia è funzionale. Tuttavia, se supera i livelli ottimali, diventa patologica, portando a sintomi specifici come sudorazione, nervosismo e tachicardia.

Questo evidenzia che l’ansia può avere diversi livelli, come confermato dalla “legge di Yerkes-Dodson”, formulata nel 1908 dagli psicologi Robert M. Yerkes e John Dillingham Dodson. Un individuo può quindi sperimentare uno spettro di ansia, che va da una totale assenza a un’eccessiva intensità.

2. Sintomi dell’ansia da prestazione

Come accennato, l’ansia da prestazione si manifesta attraverso sintomi fisici e psicologici specifici. La frequenza e l’intensità dei sintomi possono variare da persona a persona e possono includere:

  • Sudorazione
  • Palpitazioni
  • Difficoltà di concentrazione
  • Problemi di memoria
  • Tremori
  • Tensione muscolare
  • Bocca secca
  • Sensazione di nausea

Questi sintomi possono manifestarsi con diversa frequenza e intensità, da pochi episodi al mese a più episodi giornalieri, e tendono a intensificarsi man mano che si avvicina l’evento temuto, rendendo difficile per il soggetto gestire la situazione.

3. Ansia da prestazione: ambiti in cui si manifesta

3.1 Contesto scolastico

L’ansia da prestazione è molto comune anche a scuola, soprattutto all’Università, ma può manifestarsi già durante l’infanzia e l’adolescenza, ad esempio in occasione di esami o interrogazioni. In Italia, nel 2020, il 20% degli studenti ha sofferto di disturbi legati all’ansia da prestazione, secondo un rapporto dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza. La pandemia e l’adozione della didattica a distanza hanno contribuito a questo fenomeno.

3.2 Contesto lavorativo

Nel contesto lavorativo, l’ansia da prestazione può essere provocata da vari fattori, come l’inizio di una nuova attività o una promozione, alimentando la paura di non essere all’altezza del nuovo ruolo o delle nuove responsabilità.

3.3 Ambito sportivo: ansia da competizione

Anche nel mondo dello sport, sia a livello professionale che amatoriale, l’ansia da prestazione è comune. La competizione e la presenza di giudici che valutano le performance possono indurre sintomi tipici dell’ansia da prestazione, noti anche come ansia da competizione.

“L’ansia da competizione è stata identificata come uno degli argomenti più studiati nel campo della psicologia sportiva” (Ong e Chua, 2021). Questa forma di ansia è stata concettualizzata nella teoria dell’ansia multidimensionale da Martens, Vealey e Burton nel 1990, che distingue tra una componente cognitiva e una somatica dell’ansia.

L’ansia cognitiva coinvolge pensieri ricorrenti e preoccupazioni che mantengono e aggravano lo stato ansioso, mentre l’ansia somatica riguarda i sintomi fisici, come tensione e nervosismo.

“La soluzione più efficace per gestire l’ansia da competizione sembra essere un percorso di supporto psicoterapeutico integrato con tecniche di rilassamento fisico” (Ong e Chua, 2021).

4. Gestione dell’ansia da prestazione

Per prevenire le conseguenze negative dell’ansia da prestazione, è fondamentale riconoscere tempestivamente il problema e intervenire. Cercare aiuto e iniziare un percorso psicologico con professionisti qualificati può essere molto utile. La terapia cognitivo-comportamentale è particolarmente efficace, ma è importante trovare un terapeuta con cui si possa instaurare una buona alleanza terapeutica per lavorare sulle emozioni e sulle situazioni che causano ansia.

Tra le tecniche utili per la gestione dell’ansia troviamo la meditazione e lo yoga, che favoriscono il rilassamento e il benessere mentale e fisico. Anche l’attività fisica può essere benefica, soprattutto se svolta senza obiettivi specifici, ma per il piacere di farlo, contribuendo al rilascio di endorfine, ormoni del benessere.

Infine, è essenziale curare il riposo e il sonno, soprattutto in contesti scolastici e lavorativi, poiché la mancanza di riposo può aumentare l’ansia e lo stress.

Conclusioni

L’ansia da prestazione può rappresentare un ostacolo alla propria realizzazione, per cui è importante affrontare il problema, informarsi e parlarne. È fondamentale valorizzare le proprie emozioni, fin dall’età scolare, dove l’ansia da prestazione è spesso presente.

A scuola, ad esempio, si potrebbero organizzare giornate di sensibilizzazione o utilizzare strumenti specifici per misurare le emozioni degli studenti. Misurare l’intensità delle emozioni, come attraverso il “Termometro delle Emozioni” (Lambruschi 2004; Di Pietro, Dacomo 2007), può essere utile sia per i bambini che per gli adulti, per lavorare sulle proprie emozioni e prevenire problemi legati all’ansia.

Riferimenti

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: Author.

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Di Pietro, Mario, and Monica Dacomo. Giochi e attività sulle emozioni. Nuovi materiali per l’educazione razionale-emotiva. Con gadget. Edizioni Erickson, 2007.

Lambruschi, F., S. Lenzi, and F. Leoni. “Sviluppo del modello clinico cognitivista in età evolutiva.”

F. Lambruschi (a cura di). Psicoterapia cognitiva in età evolutiva. Torino: Bollati Boringhieri Editore (2004).

Martens, R., Vealey, R. S., & Burton, D. (1990). Competitive anxiety in sport. Champaign, IL: Human Kinetics.

Ong, N. C., & Chua, J. H. (2021). Effects of psychological interventions on competitive anxiety in sport: A meta-analysis. Psychology of Sport and Exercise, 52, 101836.

Roth e Fonagy (2005). What works for whom. Guilford Press.

Sareen, J., Jacobi, F., Cox, B. J., Belik, S. L., Clara, I. & Stein, M. B. (2006). Disability and poor quality of life associated with comorbid anxiety disorders and physical conditions. Archives of Internal Medicine, 166(19), 2109- 2116.

Spagni, V. (2018). Cool Kids: il programma che insegna ai bambini come gestire l’ansia. State of Mind.

Stein, M. B., Sareen, J. (2011). Disturbi d’ansia. Available here.

Yerkes RM, Dodson JD (1908). “The relation of strength of stimulus to rapidity of habit-formation”. Journal of Comparative Neurology and Psychology 18: 459–482. doi:10.1002/cne.920180503.

Wells, A. (1999). Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia. McGraw-Hill 

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