Terapia dialettico-comportamentale: la danza tra accettazione e cambiamento

accettazione cambiamento

La Terapia Dialettico Comportamentale (DBT) è un trattamento evidence-based ideato da Marsha Linehan (1993) e rivolto alle persone con diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, di cui lei stessa ha sofferto fin dall’adolescenza. In particolare, questo tipo di terapia si rivolge a pazienti che presentano determinate caratteristiche, quali impulsività, autolesionismo e alta suicidarietà, disregolazione emotiva e difficoltà interpersonali.

La sintesi tra cambiamento e accettazione: la dialettica

I pazienti con Disturbo Borderline di Personalità mettono in crisi tanto la terapia cognitivo-comportamentale standard quanto la terapia basata sull’accettazione. La prima perché, essendo impostata sul cambiamento, rappresenta per il paziente l’ennesima invalidazione: ancora una volta è lui quello sbagliato, quello che quindi deve cambiare. La seconda perché, dato l’elevato livello di sofferenza presentato da questi pazienti, chiedere loro semplicemente di accettarla non sarebbe sostenibile. È proprio per risolvere questo dilemma che Linehan propone un approccio dialettico in cui paziente e terapeuta cercano di individuare, insieme, una sintesi tra realtà apparentemente contraddittorie. Cambiamento e accettazione secondo questo approccio sarebbero due polarità, tesi e antitesi, tra le quali individuare una terza via, una sintesi. Si tratta di un’operazione tutt’altro che statica poiché vede terapeuta e paziente impegnati in una vera e propria danza tra accettazione e cambiamento, nella quale ci si muove molto velocemente tra l’una e l’altra.

Il modello  biosociale transazionale

Anche il modello su cui si fonda tale trattamento è di tipo dialettico: il modello biosociale transazionale. In esso troviamo da una parte il disordine biologico della regolazione emotiva, comunemente chiamata disregolazione emotiva, e dall’altra l’ambiente sociale invalidante.

Secondo Linehan la disregolazione emotiva sarebbe caratterizzata da tre specifici elementi: elevata sensibilità agli stimoli emotigeni, una reattività molto intensa agli stimoli emotigeni e, infine, un lento ritorno allo stato emotivo di base, una volta che ha avuto luogo l’attivazione emotiva.

L’ambiente sociale invalidante, invece, è caratterizzato dalla tendenza, da parte dell’ambiente, a rispondere in modo disfunzionale e inappropriato alle esperienze emotive e cognitive dell’individuo.

È proprio a partire dall’interazione tra disordine biologico della regolazione emotiva e ambiente sociale invalidante che si sviluppa la vulnerabilità emotiva del bambino, poiché questo tipo di ambiente, anziché supportarlo nella gestione delle proprie emozioni,  gli insegna a invalidarle e quindi a non fidarsi di esse.

L’importanza del gruppo: lo skills training

Oltre alla terapia individuale, basata sull’approccio dialettico, di estrema importanza nella DBT risulta la partecipazione agli skills training, in cui si apprendono specifiche abilità, suddivise in quattro moduli: mindfulness, efficacia interpersonale, regolazione emotiva, tolleranza della sofferenza.

Tale suddivisione segue ugualmente l’approccio dialettico: le abilità di mindfulness e tolleranza della sofferenza fanno riferimento all’accettazione, mentre efficacia interpersonale e regolazione emotiva si riferiscono al cambiamento.

Il primo modulo, dedicato alla mindfulness, insegna a focalizzare consapevolmente la propria mente sul momento presente, con curiosità da principiante e attitudine non giudicante, contrastando comportamenti automatici, abituali o ripetitivi.

Il secondo modulo, invece, è finalizzato all’acquisizione di abilità volte all’efficacia interpersonale: si tratta di strategie che permettono a una persona di chiedere ciò di cui ha bisogno, di dire di no e di risolvere i conflitti interpersonali in modo efficace.

Il modulo dedicato alla regolazione emotiva punta all’acquisizione di abilità, quali comprensione e denominazione delle emozioni, cambiamento delle risposte emotive, riduzione della vulnerabilità alla mente emotiva, gestione di emozioni particolarmente difficili.

Il quarto e ultimo modulo, infine, insegna le abilità di tolleranza della sofferenza. Esse sono collegate all’accettazione di se stessi e della situazione attuale in modo non valutante o giudicante. Essenzialmente, la tolleranza della sofferenza è la capacità di percepire l’ambiente che ci circonda senza aspettarsi che sia differente, di sperimentare il proprio stato emotivo attuale senza tentare di cambiarlo e di osservare le proprie modalità di pensiero e di azione senza tentare di arrestarle o controllarle.

Probabilmente dobbiamo l’efficacia di questo approccio all’esperienza diretta che Linehan ha fatto, della malattia prima e della guarigione poi, che le ha permesso di mettere a punto un trattamento così specifico. Nel suo libro Una vita degna di essere vissuta, a fronte del suo passato, l’autrice infonde fiducia e speranza, tanto nell’accettazione quanto nel cambiamento, in chi ha un Disturbo Borderline di Personalità, scrivendo “Se sono riuscita a farlo io, potete farlo anche voi”.

Bibliografia

M. M. Linehan, DBT Skills Training. Manuale, Raffaello Cortina Editore, Milano (2015)

M. M. Linehan, DBT Skills Training. Schede e fogli di lavoro, Raffaello Cortina Editore, Milano (2015)

M. M. Linehan, Introduzione alla DBT. Il trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline, Raffaello Cortina Editore, Milano (1993)

M. M. Linehan, Una vita degna di essere vissuta, Raffaello Cortina Editore, Milano (2021)

Condividi l'articolo

Condividi su facebook
Condividi su linkedin
Condividi su twitter
Condividi su whatsapp
Condividi su email

Altro da scoprire