Lo sport ad ogni età
Perché lo sport è importante da un punto di vista educativo? Perché le famiglie rincorrono i corsi sportivi per i propri figli? C’è una tendenza sociale oppure un desiderio formativo dietro tutto questo?
Molte sarebbero le domande a tal proposito, soprattutto nella nostra epoca attenta al positivo, alla forza e al successo.
Ci sono famiglie che si orientano verso sport a corpo libero (un esempio è la palestra), chi si orienta verso sport agonistici (dal calcio al muay thai), chi predilige la coordinazione del movimento con corsi di danza. Potremmo continuare con innumerevoli esempi.
In questo articolo si vuole focalizzare l’attenzione sugli aspetti educativi dello sport ancorché sulle dinamiche spesso sponsorizzate all’interno degli ambienti sportivi stessi (es. “puoi vincere, basta volerlo”).
Lo sport è un momento di crescita e condivisione a qualunque età. Sin da piccoli i bambini vengono indirizzati all’attività sportiva già nella scuola dell’infanzia con corsi di psicomotricità e fuori dall’ambiente scolastico in strutture private e pubbliche ad esso dedicate.
Allo sport ci si può avvicinare in qualsiasi momento con esigenze e spinte motivazionali che cambiano in relazione all’età in cui ci si trova. Per questo è fondamentale che l’ambiente sportivo in cui sono inseriti i giovani sia focalizzato sul rispetto degli stadi di sviluppo.
Infatti, i programmi sportivi orientati solo all’ottenimento dei risultati e che non tengano in considerazione la complessità della motivazione favoriscono il fenomeno dell’abbandono precoce.
Generalmente il bambino piccolo dai 5 ai 10 anni si avvicina a uno sport perché vuole giocare, entusiasmarsi, sperimentare il proprio corpo e le abilità acquisite in quel momento. In queste fasi il bambino non è ancora dotato di pensiero astratto, ma reagisce solo a ciò che è reale, concreto, presente e che appaga subito. Ma soprattutto, non programma, non fissa obiettivi troppo lontani e coglie soltanto le sollecitazioni del momento. Per i bambini i bisogni importanti corrispondono esclusivamente al trarre piacere dall’azione sportiva giocando, scaricare le energie attraverso il movimento e saper vivere in gruppo.
Dagli 11 ai 14 anni, il ragazzo familiarizza con il pensiero astratto e desidera vedere fin dove può arrivare, può programmare e fissare obiettivi a lungo termine e s’impegna nella cooperazione.
Tra i 15 e i 20 anni l’adolescente può preparare gli stadi più elevati della professionalità e vivere già il ruolo di adulto. Far parte di un ambiente sportivo favorisce l’adolescente nella realizzazione della socializzazione secondaria: trovandosi a interagire con diverse figure adulte che rappresentano i principali sostituti delle figure genitoriali in un contesto emotivamente più neutro rispetto a quello familiare entrerà a far parte di un gruppo che consente l’instaurarsi di relazioni che hanno diversi livelli di coinvolgimento e la sperimentazione di nuovi ruoli sociali.
Sport e relazioni
Quando si parla di educazione attraverso lo sport ci si chiede se esso contribuisca sostanzialmente allo sviluppo integrale della persona.
Questo può avvenire solo con rinforzi positivi portando a livello consapevole i valori dello sport e integrandoli con gli aspetti problematici nella vita quotidiana.
E’ necessario aiutare bambini e ragazzi a partecipare criticamente agli avvenimenti agonistici, renderli capaci di conoscerne i limiti e gli aspetti positivi con l’obiettivo di passare da uno sport come fatto impulsivo ad uno sport come valore culturale.
Bisogna tenere presente che tutto questo diventa possibile dal momento che lo sport esprime bisogni di amore, libertà, creatività, autonomia, giustizia, felicità che formano la sostanza essenziale dell’uomo.
Questo dimostra come lo sport è tempo privilegiato che ognuno può dedicare alla conoscenza di se stesso e degli altri, di convivenza con essi e di apertura ad una visione integrale della persona.
Le dinamiche che si creano all’interno del gioco di gruppo nei bambini e degli incontri agonistici degli adolescenti sono un trampolino di lancio per le dinamiche relazionali che la vita ci pone di fronte ogni giorno. Chi utilizza lo sport come mezzo educativo è a conoscenza che il gioco e l’agonismo possono diventare tappe di partenza nello sviluppo integrale della persona. Diversi sono infatti gli ambiti nei quali lo sport contribuisce a questo sviluppo: dalle funzioni esecutive, alla coordinazione motoria nello spazio fino alla consapevolezza della propria mente e della mente dell’Altro.
Una domanda conclusiva
Adesso proviamo a rispondere alla domanda iniziale. Perché si rincorre il corso sportivo del momento? Come possiamo trasformare questa rincorsa in fattori protettivi e di sviluppo per i nostri ragazzi?
Sicuramente tenendo a mente che lo sport aiuta a confrontarci con le nostre capacità interiori e apprese, aiuta a stimolare il senso di autoefficacia, la tolleranza alla frustrazione e la perseveranza. Sono qualità che lo sport può insegnare prima di tendere alla vittoria a tutti i costi.
Chi pratica uno sport vince tutti i giorni. Semplicemente perché ogni giorno si confronta con i propri punti di forza e debolezza e con le relazioni. Un modo “vincente” di crescere verso se stessi e verso gli altri.
Bibliografia
Bandura A., Autoefficacia. Teoria e applicazioni, Erikson, 2000
Cei A., Psicologia dello sport, Il Mulino, Bologna,1998
Giovannini D., Savoia L., Psicologia dello sport, Carocci Editore, Roma, 2002