Diventare genitori comporta la presa in carico di responsabilità e decisioni; il pensiero di avere in mano la sopravvivenza di un altro essere vivente e di essere fondamentali per la qualità del suo sviluppo e del suo benessere psicofisico, fa sì che emergano fantasie e aspettative talvolta distanti dalla realtà. Di conseguenza si accentua una sensazione di inadeguatezza, di incapacità a far fronte a questa nuova sfida, fino alla comparsa di molteplici sensi di colpa, i quali sembrano essere un leitmotiv delle neomamme moderne, e che se alimentati, avranno molto probabilmente una ripercussione negativa non solo sulle mamme ma anche sul nuovo arrivato e sulla relazione tra madre e figlio.
Ne esistono una moltitudine, sono presenti a partire dal concepimento e persistono fin dopo il parto; può emergere il senso di colpa per il momento della vita in cui si è scelto di concepire il bambino o per le condizioni in cui è avvenuta la nascita, quello legato al tipo di nutrizione che si sceglie di dare, o rispetto alla quantità e alla qualità del tempo dedicato; si può presentare il senso di colpa per la scelta di rientrare a lavoro e per aver affidato il proprio bambino a baby-sitter o a parenti; o ancora può emergere il senso di colpa per il solo fatto di aver pensato di desiderare un po’ più di tempo per sé; può capitare anche che i sensi di colpa siano legati al fatto che si stanno trascurando gli affetti e le relazioni fino ad allora più significativi della propria vita, tra cui il partner o, qualora non si tratti del primo figlio, può sorgere un senso di colpa nei confronti dei precedenti figli perché le attenzioni saranno suddivise e perché sarà difficile soddisfare tutti i bisogni e le numerose esigenze dei bimbi.
Il sentirsi in colpa nelle neomamme sembra essere una condizione con cui inevitabilmente devono convivere. Alla base di questa emozione c’è il confronto con l’idea che la società ha del concetto di buona o cattiva madre; ecco che, oltre al senso di colpa legato più ad una valutazione che la stessa madre fa di sé, e quindi ad un giudizio interno rispetto alle azioni compiute o alle decisioni prese emerge una nuova emozione, la vergogna, derivante dalla percezione negativa che la neomamma prova in seguito ad un giudizio proveniente dalla società. Quindi, oltre ad un senso di colpa che nasce da un auto-giudizio affiora nelle madri il sentimento di vergogna per la mancata approvazione dall’ambiente esterno in relazione agli stereotipi e ai costrutti sociali esistenti rispetto all’idea comune degli standard da raggiungere per essere considerata una buona madre.
Secondo alcuni ricercatori il senso di colpa e la vergogna potrebbero essere legati alla Self-Discrepancy Theory di Higgins (1987). Secondo il modello della discrepanza cognitiva, nel momento in cui nell’individuo emerge una discrepanza tra Sé ideale (ossia la rappresentazione di come vorrebbe essere), Sé reale (la rappresentazione di come effettivamente è nella realtà) e Sé normativo (come dovrebbe essere secondo la morale e la società) si ha nello stesso individuo un coinvolgimento emotivo più o meno intenso che lo porta a sperimentare spesso un senso di disagio, spingendolo, qualora abbia gli strumenti e le capacità per farlo, a costruire delle strategie affinché tale dissonanza diminuisca. Anche rispetto alle emozioni di colpa e vergogna provate dalle mamme, gli studi evidenziano come tali emozioni derivino dal confronto e dal giudizio che le stesse fanno tra il loro Sé reale e il loro Sé ideale e normativo. Una mamma potrebbe pensare “ho lasciato mio figlio al nido, ma vorrei stesse qui con me” attivando una discrepanza tra Sé reale e Sé ideale e sviluppando così emozioni come tristezza, delusione, insoddisfazione, sconforto; o potrebbe anche pensare “ho scelto di mettere a mondo mio figlio in un periodo in cui non ho un lavoro stabile, e invece avrei dovuto aspettare un momento migliore” facendo emergere così una discrepanza tra Sé reale e Sé normativo, sviluppando emozioni più legate all’ansia, alla paura, ad un senso di agitazione e irrequietezza.
In realtà l’idealizzazione che le madri fanno di sé stesse e delle altre mamme è un qualcosa creata dalla loro mente, non effettivamente esistente nella realtà. Pertanto è proprio questa versione idealizzata che dovrebbe essere scardinata per dar spazio invece ad una visione di sé stesse quanto più autentica possibile. E’ fondamentale che ogni mamma usi le informazioni provenienti dall’ambiente esterno come risorsa per migliorare, adattandole al proprio stile educativo, senza che si sentano intrappolate in parametri imposti dalla società perché ritenuti migliori; inoltre, al fine di arginare il senso di colpa, e di conseguenza anche la vergogna, insiti in ogni mamma, sarebbe utile conoscere meglio tali emozioni e reperire strumenti che possano renderle tollerabili.
Il senso di colpa dovrebbe essere visto come una componente della maternità da ridefinire, da osservare secondo nuove prospettive, senza pensare che debba essere necessariamente presente o senza considerarlo per forza negativo.
Esso, infatti, se guardato da un’altra prospettiva, potrebbe avere una sua utilità in quanto potrebbe indurre le mamme a riparare eventuali errori commessi; potrebbe aiutarle a riconoscere pregi e difetti e ad accettare le proprie imperfezioni, ridimensionando, qualora non fosse adeguato, anche lo standard di riferimento ideale; o ancora, potrebbe aiutarle a comprendere effettivamente se qualcosa non andava fatto o poteva essere fatto meglio, portando le neomamme non solo ad essere gentili con se stesse e a dar valore agli errori ma ad essere in grado di tramandare il valore dello sbaglio anche ai figli stessi, poiché sbagliare aiuta spesso a maturare e a migliorare.
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BIBLIOGRAFIA
HIGGINS,E.T., (1987). Self-discrepancy: A theory relating self and affect., Psychological Review, 94, pp. 319-340.