L’attenzione! Lo so che ci sei…

Le persone, gli esseri umani, il partner, i figli, i collaboratori hanno bisogno di una cosa tanto semplice quanto fondamentale: L’ATTENZIONE.

Hanno bisogno di feedback puntuali, specifici, basati su dati di fatto. Hanno bisogno di avere conferme della loro esistenza e della loro validità. Quando una persona decide di suicidarsi, spesso lo fa all’ora di punta nella fermata più affollata della metropolitana; almeno in quel momento estremo e disperato, desidera ricevere la maggiore attenzione possibile.

Ad Agosto, nelle grandi città, i decessi di persone anziane aumentano. Il motivo non è il caldo, come spesso scrivono i giornali, il motivo è la solitudine. Non c’è più nessuno che dica loro, che esprima loro, che faccia percepire loro qualcosa tipo “IO SO CHE CI SEI”.

Per una squadra di calcio o di qualsiasi altro sport è più facile ottenere un risultato positivo quando si gioca in casa. Ovviamente questo è dovuto al supporto del pubblico che crea nei giocatori una maggiore responsabilità nel fare una buona gara. I tifosi sono migliaia, hanno pagato un biglietto, dedicano la loro domenica alla squadra ed è come se stessero dicendo “IO SO CHE CI SEI”.

Quando una persona vive un’esperienza drammatica, per esempio la tossicodipendenza e va in un centro di recupero, in una comunità, il momento più delicato è quello dell’uscita. Durante le prime settimane infatti si assiste spesso a un’involuzione psico-fisica della persona, talvolta violenta, che normalmente può durare fino a sei mesi. Poi, fortunatamente, le cose spesso migliorano, tuttavia il momento immediatamente successivo all’uscita dalla comunità è il più critico. Fuori da quell’ambiente protetto, la persona vive spiacevolmente la condizione di emarginato, di appestato. Non c’è più nessuno che le dica, che le esprima, che le faccia percepire qualcosa tipo “LO SO CHE CI SEI”.

Il bisogno di esistere, il diritto di esistere e il riconoscimento della propria esistenza sono alla base delle culture coese e vincenti. Rappresentano la condizione indispensabile per un’azienda o un’organizzazione sana, dove il fattore umano non è uno slogan, ma rappresenta invece il denominatore comune dei comportamenti quotidiani. David Kupfer, uno dei fondatori dell’Analisi Transazionale, scelse la parola inglese “STROKES” per evidenziare questa umana, disperata fame di attenzione già evidente nei neonati sotto forma di bisogno di contatto fisico. È, in realtà, un termine con molti significati, alcuni positivi ( per esempio strokes significa “carezze”), altri decisamente negativi ( strokes vuol dire “colpi”), quindi “gratificazioni” laddove si tratti di strokes positivi , oppure “critiche” laddove si tratti invece di strokes negativi.

Gli strokes positivi, le gratificazioni, se sincere e tempestive, hanno lo straordinario potere di motivare più del denaro o di altri fattori di incentivazione. Le persone carismatiche sono estremamente generose in termini di strokes, sia positivi che negativi.

Fanno del feedback il loro pane quotidiano, individuano i pregi, apprezzano i risultati e incoraggiano gli sforzi. In ugual misura non possano sotto silenzio gli errori e non accettano la mediocrità. Sanno perfettamente che la cosa peggiore è l’indifferenza e anche se può essere comoda, si rifiutano di praticarla. Gli esseri umani hanno bisogno di una cosa tanto semplice quanto fondamentale: l’attenzione, e la cosa più deplorevole e dannosa che possiamo fare è dar loro, invece, l’indifferenza. Il percepire l’indifferenza degli altri è la causa di mali e patologie, è anche la causa di abbandoni e di perdite.

BIBLIOGRAFIA:

“Il Segreto del Carisma”. Emanuele Maria Sacchi. Editore Franco Angeli.

“Sviluppa il tuo carisma”. Massimo Piovano. Edizioni Demetra.

“L’analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani.” Ian Stewart e Vann Joines. Edizioni Garzanti.

https://egostates.altervista.org

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