Il protocollo EMDR per il trattamento del trauma
L’acronimo “EMDR” sta per “Eye Movement Desensitization and Reprocessing” e sta ad indicare un protocollo terapeutico di comprovata efficacia utile al trattamento di varie forme di psicopatologia basate su esperienze traumatiche.
Presentato da Francine Shapiro nel 1987 tale protocollo deve il suo nome all’utilizzo, inizialmente esclusivo, dei movimenti oculari, ai fini della desensibilizzazione e rielaborazione dei ricordi di natura traumatica. A partire dal 1990, difatti, il metodo EMDR si avvale di altre forme di stimolazione bilaterale quali il tapping o la stimolazione sonora. Qualsiasi sia la forma di stimolazione bilaterale adoperata il metodo EMDR non può considerarsi basato solo su questa bensì come un metodo complesso e integrato con altre procedure e tecniche derivanti da vari orientamenti psicologici e quindi da vari approcci terapeutici (cognitivi, comportamentali, esperenziali, psicodinamici e somatici) ed è per questo che esso si focalizza sulle credenze, sulle emozioni e le sensazioni fisiche dell’individuo così come sulle immagini, la consapevolezza, le risorse, la stabilità interna e l’attivazione dei vari sistemi motivazionali interpersonali nel singolo soggetto.
Il protocollo viene applicato seguendo un approccio a tre stadi permettendo all’individuo di lavorare sugli eventi del passato e le credenze ed esperienze negative ad essi associate, di desensibilizzarsi rispetto ai trigger attivanti del presente e di sviluppare pensieri e comportamenti funzionali per il futuro.
Il protocollo EMDR, inoltre, si compone di 8 distinte fasi:
- una prima fase consiste nella raccolta anamnestica e nella definizione di un piano terapeutico; nella medesima fase viene effettuata inoltre una valutazione della stabilità e delle condizioni di vita dell’individuo al fine di comprendere se e quanto possa definirsi idoneo al trattamento EMDR;
- una seconda fase, detta di “preparazione” prevede una psicoeducazione circa le procedure del protocollo EMDR e circa il razionale teorico su cui queste si basano, un’esamina delle aspettative che il paziente nutre rispetto al metodo e di ciò rispetto a cui difatti questo può risultare utile ed efficace.
- una terza fase, di “assessment”, è utile all’identificazione dei target di lavoro e stabilisce la condizione di baseline in cui l’individuo si trova precedentemente all’avvio dell’elaborazione.
- Nell corso della quarta fase, definita di “desensibilizzazione”, viene adoperata la stimolazione bilaterale (in una delle diverse forme previste) ai fini dell’elaborazione del target di lavoro precedentemente identificato e delle emozioni e reazioni dell’individuo associate allo stesso;
- La quinta fase, detta di “installazione”, consiste nell’integrazione del target di lavoro con una cognizione positiva e nel rafforzamento di questa;
- La sesta fase si focalizza sulla cosiddetta “scansione corporea” ai fini della valutazione della condizione fisica del paziente e di un eventuale intervento utile a ridurre sensazioni fisiche spiacevoli residue laddove queste fossero presenti;
- La settima fase sancisce la “chiusura” della procedura in quanto permette sempre al paziente di tornare ad una stabilità emotiva entro il termine di ogni sessione, che la rielaborazione precedente sia stata completata o momentaneamente sospesa.
- Nel corso dell’ottava fase, infine, viene effettuata una “rivalutazione” circa l’elaborazione precedentemente effettuata e circa la presenza di progressi o di nuove condizioni o associazioni da attenzionare e si svolge propedeuticamente all’avvio di una nuova sessione terapeutica.
Il protocollo EMDR così strutturato rappresenta una forma di terapia evidence-based efficace nel trattamento del trauma e trova sempre più applicazioni nel campo del trattamento di numerose condizioni cliniche derivate da eventi di vita avversi.
BIBLIOGRAFIA:
Shapiro, F. (2018). EMDR. Principi fondamentali, protocolli e procedure. Raffaello Cortina Editore.
Dott.ssa Luana Stamerra