A molti di noi, almeno una volta nella vita, è capitato di sperimentare sensazioni intense di ansia e paura, associate talvolta alla convinzione di morire, impazzire e perdere il controllo. Anche quando tutto sembra andare per il verso giusto e le persone intorno a noi ci dimostrano il loro affetto, può accadere di percepire improvvisamente una sensazione di angoscia che oscura tutti gli aspetti positivi della nostra vita.
Che cos’è un attacco di panico?
Un attacco di panico è caratterizzato da un aumento improvviso di paura o un intenso disagio fisico e/o emotivo, la cui insorgenza può avvenire sia da uno stato di calma che da uno stato ansioso, e raggiunge il suo picco massimo in pochi minuti. Durante un attacco di panico la persona sperimenta quattro o più dei seguenti sintomi fisici e cognitivi:
palpitazioni, sudorazione, tremori fini o grandi scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea, sensazioni di svenimento, sbandamento, testa leggera o instabilità, sensazioni di torpore o formicolio, derealizzazione o depersonalizzazione, paura di perdere il controllo o di impazzire o di morire.
Quando gli attacchi di panico diventano ricorrenti, inaspettati e perdurano per diversi mesi, allora si può parlare di Disturbo di Panico. È importante sottolineare, che gli attacchi di panico possono verificarsi nel contesto di qualsiasi disturbo d’ansia così come all’interno di altri disturbi mentali (per es. disturbi depressivi, disturbo da stress post-traumatico, disturbo da uso di sostanze ed altri).
Secondo il modello cognitivo dell’attacco di panico, esso si verifica quando un individuo percepisce alcune sensazioni corporee e mentali legate all’attivazione fisiologica, di per sé innocue, come invece molto pericolose, cioè le interpreta come segnali di imminente catastrofe. Se lo stimolo viene percepito come minaccia incombente, la persona proverà molta preoccupazione e ansia, e interpreterà in maniera catastrofica le sensazioni mentali e somatiche che accompagnano questo stato emotivo. La persona, dunque, si allarmerà ulteriormente, contribuendo ad aumentare l’intensità delle sensazioni temute, fino ad innescare un circolo vizioso culminante nel vero e proprio attacco di panico.
Vediamo insieme un esempio della sequenza di panico:
“Ero in macchina in autostrada. A un certo punto ho sentito il cuore battere forte e ho iniziato a sudare, la bocca era secca e avvertivo un’oppressione al petto. Temevo stesse per accadere qualcosa di brutto e che fossi in procinto di perdere il controllo. Ero terrorizzato all’idea di potermi schiantare con la macchina, pensavo mi stesse venendo un infarto e che da lì a poco avrei causato un incidente. Ho pertanto deciso di accostare nella piazzola di emergenza e bere un po’ d’acqua.”
Dunque, gli attacchi di panico sono il risultato di interpretazioni catastrofiche di eventi fisici e mentali che vengono erroneamente considerati come segni di un imminente disastro.
Nonostante le manifestazioni cliniche del disturbo siano simili nei due sessi, le donne hanno una maggiore probabilità di sviluppare il disturbo rispetto agli uomini, infatti viene diagnosticato con frequenza doppia nelle donne.
Il primo attacco di panico si può verificare per diverse ragioni ma spesso, nella pratica clinica, è possibile constatare che coincide con un periodo di tensione o di stress elevati.
Come trattare gli attacchi di panico?
Sicuramente documentarsi su cosa sia un attacco di panico è già un buon modo per essere consapevole di ciò che sta accadendo. Sapere che gli attacchi di panico non possono causare morte o pazzia, regolarizzare il proprio stile di vita, svolgere esercizi di rilassamento, sono tutti consigli utili per ridurre gli stati ansiosi molto elevati ma, nello specifico, il trattamento del disturbo da attacchi di panico, prevede una terapia farmacologica e/o una psicoterapia cognitivo-comportamentale.
I farmaci d’elezione per il trattamento degli attacchi di panico sono gli antidepressivi e le benzodiazepine, che spesso vengono associati ad un intervento di psicoterapia cognitivo-comportamentale poiché, dagli studi presenti in letteratura scientifica, è risultata molto efficace. Grazie alla psicoterapia il paziente imparerà principalmente due tipi di abilità: innanzitutto, attraverso alcune tecniche specifiche apprenderà come correggere le sue interpretazioni errate di pericolo e minaccia; poi, individuerà le sue risorse personali per fronteggiare e usare efficacemente le tecniche apprese. Gli evitamenti sono un importante fattore di mantenimento dell’attacco di panico, soprattutto perché non danno modo alle persone di sperimentare che l’ansia non porta alla catastrofe, per questo, il trattamento psicoterapeutico consentirà al paziente di maturare l’acquisizione di una nuova modalità di relazionarsi alla propria esperienza interna, attraverso un nuovo atteggiamento verso i pensieri catastrofici, le sensazioni fisiche, tollerandoli e accettandoli.
Un significativo numero di persone che ha sofferto di attacchi di panico può ricadere nel disturbo dopo una fase di remissione, più o meno lunga, ad esempio dopo un periodo molto stressante, ma l’efficacia clinica della psicoterapia cognitivo-comportamentale è confermata dalle alte percentuali di risoluzione e rappresenta un fattore protettivo per le ricadute a lungo termine.
L’accettazione e l’accoglienza non giudicante delle sensazioni fisiche, dei pensieri e delle emozioni, e la promozione di una modalità aperta e recettiva della propria esperienza interiore sono abilità che riducono di molto il rischio di ricadere nel disturbo. Esse possono essere sviluppate attraverso la pratica della Mindfulness (meditazione di consapevolezza) nello specifico seguendo il programma MBSR. Il presupposto di base del programma MBSR è quello di favorire il raggiungimento di uno stato di distanziamento dalle sensazioni fisiche, pensieri ed emozioni, e di concentrazione non giudicante sul presente, dirigendo intenzionalmente la propria attenzione sul presente. La pratica Mindfulness sviluppa, inoltre, la capacità di portare l’attenzione al respiro, promuovendo la respirazione consapevole e percependo le sensazioni fisiche come piacevoli, anziché, come spesso accade durante un attacco di panico, assecondare l’iperventilazione che gioca un ruolo molto importante nel determinare i livelli di attivazione nel corpo e contribuisce ad aumentare l’ansia.
Alla luce di quanto detto, chi soffre di attacchi di panico ha bisogno di aiuto immediatamente. Affidarsi ad un professionista che possa aiutare il paziente a comprendere quali sono le radici più profonde del problema e i circoli viziosi che lo mantengono, può essere determinante per ritrovare la serenità e non vivere più in una prigione.
BIBLIOGRAFIA
APA (2014) Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali quinta edizione DSM 5, Raffaello Cortina Editore.Istituto A.T. Beck (2017), L’ansia e il disturbo da attacchi di panico – modulo 1, modulo 2, modulo 3.