Ognuno ha le sue lenti con cui guardare il mondo e gli altri; i colori sono differenti ed attivano
emozioni e comportamenti differenti.
Giulia e Marta mangiano un gelato; Marta si sporca, si pulisce, ride ed auto-ironizza sulla sua
goffaggine. Anche Giulia si sporca, ma sente una profonda vergogna, arrossisce, vorrebbe
sprofondare e non farsi vedere da nessuno.
ALLERTA ANSIA !!!!!!!
Cosa giustifica delle reazioni tanto diverse a fronte della stessa situazione, vissuta
contemporaneamente?
La differenza di reazioni, non è dovuta al “carattere diverso”, ma è frutto di diversi pensieri
e significati evocati ed attribuiti all’evento.
Parlando con Giulia e Marta, potremmo scoprire che Marta ha pensato che possa succedere a
tutti di sporcarsi, mentre Giulia ha pensato che è sempre lei quella che non presta
abbastanza attenzione, è distratta e fa sempre brutte figure.
La psicoterapia cognitiva aiuta il paziente a comprendere le proprie reazioni in quanto frutto
di pensieri ed emozioni. Quando i comportamenti sono patologici o problematici, sono frutto
di pensieri ed emozioni disfunzionali, ossia non finalizzati al benessere psicologico della
persona.
La disfunzionalità, nei processi psicologici patologici, è generalizzata a schemi
comportamentali che se non modificati, contribuiranno al mantenimento del disturbo d’ansia.
In maniera più semplice…Giulia pensa di non essere mai all’altezza della situazione, di essere
incapace, di fare sempre qualcosa di sbagliato. Questi pensieri disfunzionali, la faranno
approcciare ad ogni situazione, anche quella più leggera del mangiare un gelato, con ansia e
preoccupazione.
Il paziente, nella terapia cognitiva dell’ansia, viene supportato nell’individuazione dei suoi
personali pensieri disfunzionali, ed aiutato a comprendere che le proprie reazioni agli eventi
non sono legate all’evento in particolare (la gelateria per me è un posto sfortunato/rischioso,
meglio non andarci ), ma alla “lettura” che il paziente gli dà sulla base dei suoi schemi di
pensiero ( in gelateria ci saranno tante persone e non posso assolutamente fare brutta figura).
La psicoterapia, di conseguenza, aiuta a cambiare le nostre lenti favorendo delle letture degli
eventi sempre meno “spaventosi/pericolosi”. Le nuove lenti riflettono nuovi stili di pensiero
meno colpevolizzanti e svalutanti rispetto a sé.
Il terapeuta, per raggiungere questi obiettivi, utilizza uno strumento semplice, ma molto
efficace nel rendere il paziente consapevole del suo funzionamento psicologico.
Raggiungere coscienza dei motivi della nostra ansia libera immediatamente dal dubbio e dalla
paura che stia accadendo qualcosa di “grave” e “immodificabile” e rassicura rispetto il
cambiamento.
Questo strumento è il modello “A-B-C”.
Si consiglia al paziente di procurarsi un suo quadernone e di suddividere le pagine in tre
colonne, appunto A-B-C. Attraverso un intervento di psico-educazione si illustra al paziente
come collocare all’interno di queste colonne, l’evento ansioso e tutti i suoi correlati.
Nella colonna A, si illustra l’evento (sono in gelateria e mi sporco di gelato), nella colonna B
indicheremo quale pensiero ci è passato per la testa ( es. tutti rideranno di me), infine nella
colonna C riporteremo la nostra reazione emotiva e/o comportamentale ( ansia, vergogna,
rientrare a casa etc).
Nella maggior parte dei casi, l’evidenza che un comportamento/emozione sia generato da un
pensiero disfunzionale che può essere definitivamente trasformato in pensiero
funzionale/positivo, è il trampolino di lancio per liberarsi dall’ansia.