Certe volte mi sento come imprigionato nella realtà che vivo fatta di dispiaceri, speranze disilluse, sogni interrotti, possibilità non compiute, come faccio ad allargare i miei orizzonti conoscendo nuove persone? C’è una sensazione che spesso mi accompagna: quella di sentire ristretta la dimensione del mio paese, un paesino mediocre e con persone poco intelligenti, bigotte; vorrei che il mio paese fosse come un trampolino di lancio per me, per i miei successi futuri se ci saranno, invece così non è, perché c’è poca attenzione ai giovani, ai talenti, alla solidarietà.
Quando ero più piccolo avevo voglia di sapermi esprimere, di ascoltare gli altri, vorrei riappropriarmi di quella voglia di esprimermi e di potermi esprimere.
Forse ho trovato una risposta al perché preferisco ammirare il paesaggio e studiarlo: il paesaggio è sempre lì, veritiero, senza artifici, senza ostacoli, le persone e tutto ciò che è legato alle persone sono appesantiti da artifici, pause infinite, maschere, sono spesso prive di naturalezza e spontaneità, sono esasperate da schemi sociali, di classe, dalla mancanza di ascolto, dalla poca apertura al nuovo e all’incontro.
Mi scontro a volte con l’esclusione, con il mio desiderio di voler sempre di più, di non accontentarmi mai e voler sempre migliorare.
A volte mi sento represso nel desiderio e nelle relazioni, mi chiedo quando sarà il mio momento, quando canterò la mia canzone, come dice Ligabue nella sua canzone “Quando canterai la tua canzone”, vorrei arrivasse quel momento.